Visconti a volterra
VAGHE STELLE DELL'ORSA. STORIA DI UN CAPOLAVORO
Volterra 5 agosto | 30 settembre 2000
Logge di Palazzo Pretorio
a cura dell’Amministrazione Comunale di Volterra di Nicola Micieli
e dell’Associazione Caleidoscopio

Mostra organizzata in collaborazione con la Regione Toscana, la Provincia di Pisa e con il Comune di Volterra

Volterra rende omaggio a Visconti con mostre e conferenze . La città, sfondo del film «Vaghe stelle dell' Orsa» con Claudia Cardinale e Jean Sorel, Leone d' Oro a Venezia nel 1965, è stata teatro, fino a tutto settembre, di mostre, conferenze, proiezioni, lezioni, tutte dedicate alla memoria del regista scomparso nel 1976.
"Vaghe stelle dell'Orsa è stato forse il più laborioso dei miei film" affermò Luchino Visconti. Per ricostruire la storia della realizzazione del capolavoro, che vinse il Leone d'oro al Festival di Venezia nel 1965, è stata allestita una Mostra, visitabile fino alla fine di settembre, con la promozione del Comune e della Regione Toscana, in collaborazione con la Fondazione Istituto Gramsci di Roma, e la sponsorizzazione della Cassa di Risparmio di Volterra S.p.A., della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra e del Consorzio Turistico Volterra Valdicecina.
Nell'ampio spazio delle Logge dei Priori sono stati raccolti documenti di varia natura e immagini, che raccontano l'ideazione e la realizzazione del film: "Un giallo dove tutto è chiaro all'inizio e oscuro alla fine", come lo definì Visconti.
La prima idea maturò durante un soggiorno a Castiglioncello, quando il regista chiese ai due fedeli sceneggiatori, Suso Cecchi D'Amico e Enrico Medioli, di scrivere insieme una storia, da affidare all'interpretazione di Claudia Cardinale, un personaggio però completamente diverso dall'Angelica ne Il Gattopardo, il successo internazionale di soli quattro anni prima.
Punto di riferimento per i tre, diventa subito la figura di Elettra e, dopo varie stesure esposte alle Logge, la sceneggiatura finale racconta una vicenda cupa e violenta, consumata negli odi di una famiglia in disgregazione e affronta quello che Luchino Visconti ritiene essere l'ultimo tabù della nostra società: l'incesto.
I coniugi Sandra (Claudia Cardinale) e Andrew Dawson (Michael Craig) raggiungono a Volterra la casa natale della ragazza, per partecipare a una cerimonia in onore del padre, scienziato ebreo, morto a Auschwitz. Lì li raggiunge Gianni (Jean Sorel), fratello di Sandra.
L'incontro, la suggestione dei luoghi riporta i fratelli all'infanzia e fa riaffiorare l'odio sordo che nutrono per la madre (Marie Bell) e per il suo secondo marito Gilardini (Renzo Ricci), ritenendoli responsabili della deportazione del padre.
Gianni confida alla sorella d'aver scritto un libro sul loro morboso rapporto e Sandra ne rimane sconvolta; drammatico sarà anche l'incontro con la madre, malata di mente che il marito tiene in isolamento a Villa Palagione. Andrew, di fronte alle ambiguità alle quali assiste, decide di radunare la famiglia a cena per un chiarimento, ma la serata degenererà, quando il patrigno accuserà apertamente i figli della moglie di un legame incestuoso, per vendicarsi d'essere considerato un assassino.
L'indomani il marito partirà, dopo aver chiesto alla moglie di seguirlo appena possibile. Gianni mette in atto il suicidio, minacciato se Sandra non si fosse fermata con lui a Volterra. A Sandra non resta che presenziare alla commemorazione.
Finita la fatica della sceneggiatura, la lavorazione del film s'avviò senza ostacoli.
Per la produzione il regista si rivolse a Franco Cristaldi che fu felice di lavorare di nuovo con lui, dopo Le notti bianche. Secondo il giudizio di quest'ultimo, confermato dalle lettere che si scambiarono, esposte alla mostra, tutto andò per il meglio, senza esubero di spese, senza intralci e nei termini di tempo ipotizzati, fra il 26 agosto e il 18 ottobre 1964.
Eppure Visconti afferma che "la materia del film si è andata precisando di giorno in giorno. Vorrei dire che vi hanno contribuito per un certo verso lo stesso soggiorno a Volterra, l'ambiente di Palazzo Inghirami, dove ho girato la maggior parte delle scene del film, il lento procedere dell'autunno durante le riprese".
Volterra dunque ebbe, per ammissione stessa del regista, un peso che va ben oltre la felice scelta d'ambientazione di un film; egli afferma d'essere rimasto catturato dall'"antico enigma etrusco" di cui la città è permeata.
I materiali esposti - lettere, appunti manoscritti, scalette, piani di lavorazione, immagini in sequenza del film, fotografie del set e della troupe al lavoro - tutti in originale, sono conservati presso l'Archivio Luchino Visconti della Fondazione Istituto Gramsci. Mario Tursi, uno dei fotografi di scena che più assiduamente furono chiamati sui set viscontiani, ha permesso di esporre le immagini e di integrarle con fotografie provenienti dal suo archivio personale. Tutte sono fotografie d'epoca, stampate così come Luchino Visconti richiese, cioè il più vicine possibile all'oscurità della pellicola.
L'ultima parte della mostra è dedicata ai manifesti del film, tratti dalla raccolta del volterrano Riccardo Raspi, e al materiale di propaganda che servì al suo lancio.
La Mostra spazia nella città e non poteva che essere così: Volterra ne fu interprete allora, insieme a una straordinaria Claudia Cardinale e a Jean Sorel che invase i sogni di tutte le ragazze della città. Nulla è mutato, dopo trentacinque anni: stregata come allora, ambigua e indecifrabile, e, come allora, seducente e uguale a se stessa. Sono stati sottolineati i luoghi che si ritrovano nel film: San Giusto, Porta all'Arco, Le Balze, il Museo etrusco, la facciata di palazzo Inghirami e quella di palazzo Viti, il Comune e la Cisterna romana.
I visitatori lasceranno il luogo tradizionale dell'esposizione, per abbandonarsi al sortilegio della città e incontreranno flash del film: un omaggio alla memoria del Maestro e al suo costante confronto fra passato e presente.

Bruna Conti e Riccardo Raspi

Solo un uomo colto e sensibile come Luchino Visconti poteva intuire così rapidamente e profondamente lo spirito di Volterra. Coglierne l’essenza più profonda. La città non è un semplice fondale per “Vaghe stelle...”, ma è uno dei protagonisti del film. Siamo doppiamente grati a Luchino Visconti: ha realizzato un’opera importante e destinata, come tutte le sue, ad entrare nella storia del cinema. Inoltre, ha proposto nel mondo una Volterra affascinante e misteriosa.
Lo ha fatto da artista raffinato qual era, evocando una città ricca di storia e destinata a vedere il suo presente condizionato sempre da un ingombrante passato. L’alto valore culturale dell’opera ha contribuito, anche, ad un determinante rilancio in chiave turistica dell’immagine della città. È stato dunque con vero piacere che abbiamo accolto la proposta della Fondazione Istituto Gramsci e del cinefilo volterrano Riccardo Raspi, di dedicare un omaggio a Luchino Visconti, ricordandolo a Volterra sul set di “Vaghe stelle...”. Abbiamo pensato ad un insieme d’eventi in omaggio all’opera di questo geniale regista e del suo lavoro a Volterra. Ci è sembrato necessario cercare anche un raccordo con la cultura ebraica, per quanto contenuto in “Vaghe stelle...”. Per questo abbiamo contato sul rapporto di collaborazione culturale che, da anni, abbiamo creato con la Comunità ebraica di Pisa. Come ogni evento di particolare rilevanza anche questo ha avuto una gestazione lunga e complessa. Tuttavia abbiamo avuto la fortuna di trovare la collaborazione di magnifiche persone e d’importanti enti ed istituzioni senza i quali questo progetto non sarebbe stato realizzato. Ringraziamo tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto.

Pietro Cerri Assessore per la Cultura Informazioni Consorzio Turistico

 
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