LUCHINO VISCONTI. GLI ANNI DELLA FORMAZIONE
Palermo 30 settembre | 31 ottobre 1999
Villa Lampedusa
a cura di Caterina d'Amico de Carvalho

La mostra a cura di Caterina d'Amico de Carvalho è aperta dall'albero genealogico della famiglia Visconti e formata da una raccolta di 187 fotografie incorniciate con passe-partout realizzato in cartone pregiato color panna e montate su cornici (cm 55 x 65) in mogano con vetro.
Le fotografie fanno parte del cospicuo Archivio Luchino Visconti di proprietà della Fondazione, dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza Archivistica per il Lazio. Le immagini della Mostra seguono Luchino Visconti dalla nascita, fino alle prime fasi della realizzazione della sua prima regia cinematografica nel 1942 ed offrono un'ampia e documentata testimonianza dell'ambiente familiare e del contesto storico, sociale e culturale in cui si inserisce la vita del grande regista. Innanzitutto le fotografie delle famiglie dei Visconti e degli Erba e del particolare ambiente sociale e culturale della Milano di fine Ottocento e di inizio Novecento. Altre foto riguardano l'infanzia e l'adolescenza di Luchino. Le ulteriori foto della mostra riprendono l'esperienza parigina che costituisce uno straordinario allargamento di orizzonti culturali e consente a Visconti di incontrare artisti ed intellettuali come Jean Cocteau, Boris Kochno, Andre Gide, il ballerino Serge Lifar, il commediografo Bernstein, il musicista Kurt Weill, mecenati come la viscontessa Marie Laure de Noailles e il visconte Charles de Noailles e infine Marlene Dietrich e Coco Chanel.
Nell'ambito dell'esposizione e in coincidenza con la Mostra di Venezia è stato proiettato il film Luchino Visconti, la vita come romanzo che Carlo Lizzani ha dedicato al regista raccontando la sua vita come un film. «Lizzani è riuscito a strappare Visconti dall'iconografia zelantemente costruita e sorvegliata dalle vestali per restituircelo in un'insolita vivezza. Ma il suo resta pur sempre – indispensabile, attento – un punto di partenza, un percorso troppo rettilineo e troppo poco inquieto. E la cui principale preoccupazione rimane quella di ripetere che Visconti non era un decadente ma un raccontatore della decadenza. Come se decadere non significasse attingere all' immensa tavolozza del possibile»

 
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