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STUDI GRAMSCIANI NEL MONDO
2000-2005
a cura di Giuseppe Vacca e Giancarlo Schirru
Il Mulino, Bologna 2007

p. 335 € 24,50
ISBN 978-88-15-11822-6
Premessa
di Giuseppe Vacca e Giancarlo Schirru

La Fondazione Istituto Gramsci, grazie al sostegno della Regione
Lazio, avvia con questa raccolta una nuova serie di volumi
annuali in cui viene offerta al pubblico italiano una rassegna
degli studi gramsciani nel mondo. Molti dei saggi compresi in
questo primo volume, e quelli che progettiamo di includere negli
altri che verranno, circolano su riviste, miscellanee o collane
per lo più accolte nelle nostre biblioteche e sono quindi accessibili
agli studiosi. L’idea di una serie di traduzioni antologiche
nasce dalla considerazione che la figura di Antonio Gramsci è
oggetto di interesse, in Italia, non solo della comunità scientifica
e degli specialisti, ma di un pubblico molto più ampio, a cui si
vuole fornire uno strumento per prendere contatto con le correnti
più rappresentative dell’ampia letteratura a lui dedicata in
larga parte del mondo contemporaneo.
Ci proponiamo dunque di fornire da un lato un panorama
aggiornato dei contributi più recenti, meritevoli per diverse ragioni
di essere proposti al pubblico italiano; dall’altro di scegliere
alcuni filoni tematici che possano illustrare, con una profondità
cronologica maggiore, singoli àmbiti disciplinari in cui
si è avuto un significativo approfondimento della riflessione su
Gramsci, o alcuni contesti culturali di diffusione del suo pensiero.
Bisogna inoltre tenere conto che, se si vogliono superare
i confini delle comunità scientifiche maggiormente internazionalizzate
(quali quelle che sono inevitabilmente più presenti in
questa prima raccolta) e dare il giusto risalto alla letteratura dei
paesi in via di sviluppo, è necessario un contatto diretto con
tradizioni culturali e linguistiche di difficile accessibilità, che
può essere fornito solo da specialisti di quelle letterature. La
bibliografia a noi nota lascia intanto ipotizzare alcuni titoli che
abbiamo in progetto: tra questi un volume dedicato ai Cultural
Studies, uno sull’influenza del pensiero gramsciano nella teoria
delle delle relazioni internazionali, uno sulla diffusione del suo
pensiero nel mondo islamico.
L’iniziativa andava presa da tempo: assistiamo infatti da almeno
tre decenni a una forte crescita di attenzione, nelle più diverse
aree culturali del mondo, al «fenomeno Gramsci». Si può
assumere come momento principale di questa «esplosione» il
quarto decennale della sua morte, il 1977: oltre alle molte iniziative
scientifiche e politiche che celebrarono la ricorrenza, una
serie di eventi nuovi contribuì ad accendere nel mondo l’interesse
per l’eredità culturale gramsciana. I primi tra questi erano
di carattere politico, ed erano connessi con la notevole curiosità
che accompagnò, all’estero, la strategia del compromesso storico
in Italia, e il fenomeno dell’Eurocomunismo. Un secondo
importante elemento fu l’incontro con Gramsci di molti intellettuali
latino-americani: questi «scoprirono» nel teorico italiano
un efficace antidoto alle tradizioni marxiste diffuse in
precedenza nei loro paesi, oppressi in quegli anni da dittature
militari, e un punto di riferimento basilare per elaborare strategie
politiche democratiche e nazionali1. Va inoltre ricordato il
fatto che già erano disponibili, in quel decennio, alcune pregevoli
antologie in lingua inglese degli scritti gramsciani che consentirono
un contatto non solo con le tematiche affrontate da
Gramsci nella sua riflessione, ma anche con le principali linee di
sviluppo teorico politico che essa aveva favorito2. Di fondamentale
importanza fu poi l’attenzione di alcuni studiosi che fecero
da battistrada della penetrazione del pensiero gramsciano all’interno
delle loro culture nazionali: tra questi è doveroso citare
Raymond Williams e Stuart Hall per la Gran Bretagna, Edward
Said per gli Stati Uniti, Ranajit Guha per l’India, il gruppo costituitosi
attorno alla rivista «Pasado y Presente» in Argentina,
animato da José Aricò e Juan Carlos Portantiero, che esercitò,
anche attraverso l’esperienza dell’emigrazione, un forte influsso
su tutta l’America latina; citiamo ancora Dora Kanoussi in Messico
e Carlos Nelson Coutinho in Brasile; Robert Cox e Stephen
Gill in Canada; in Giappone si assiste, proprio dagli anni ’70,
alla costituzione di un coeso nucleo di intellettuali, tra cui Eisude
Takemura e Hiroshi Matsuda, che si dedicherà a un intenso
studio dell’opera gramsciana; ricordiamo ancora l’opera
di Choi Jang-jip in Corea del Sud e, dalla metà degli anni ’80,
quella di Tian Shigang e Mao Yunze in Cina3.
Un ulteriore elemento che favorì la diffusione internazionale
del pensiero gramsciano fu la pubblicazione in Italia della
edizione cronologica dei Quaderni del carcere, promossa dall’Istituto
Gramsci e curata da Valentino Gerratana (Torino,
Einaudi, 1975), che ha dato avvio a un nuovo e più ampio ciclo
di traduzioni. Sebbene un’edizione diacronica sia pensata
soprattutto per una fruizione del testo nella lingua originale,
la pubblicazione dei Quaderni con criteri fortemente conservativi,
quasi diplomatici, ha provocato un forte interesse per una
traduzione integrale del nuovo testo in numerose lingue di cultura:
le singole imprese sono state lunghe e faticose, e portate a
termine in un arco di tempo piuttosto lungo. Ma già da alcuni
anni sono state ultimate le traduzioni in francese, in spagnolo,
in portoghese e in tedesco ; ancora in corso sono la versione
inglese e quella giapponese, mentre è ora in progetto un’edizione
russa5. Una parte importante degli studi internazionali
su Gramsci è stata quindi animata proprio dai traduttori, o dagli
studiosi a loro legati. Contemporaneamente è proseguita la
pubblicazione delle antologie e delle lettere. A tutt’oggi ci sono
noti scritti gramsciani disponibili, in forma più o meno ampia,
in ben trentatré lingue diverse dall’italiano: oltre alle sette già
citate, in albanese, arabo, bengalese, bulgaro, catalano, cèco,
cinese, coreano, croato, danese, ebraico, finnico, greco, macedone,
neerlandese, persiano, polacco, portoghese, provenzale,
rumeno, serbo, slovacco, sloveno, svedese, turco, ungherese. Da
ultimo è stata pubblicata a Pechino la traduzione integrale delle
Lettere dal carcere6. Si tenga conto, infine, che ancora più ampio
è il ventaglio di lingue in cui figura la letteratura secondaria,
e che si ha notizia dell’avvio in anni recenti – dopo una cospicua
circolazione nei paesi arabo-islamici a datare dagli anni ’80
– di studi gramsciani in numerosi altri paesi emergenti, tra cui il
Pakistan e l’Indonesia.
L’interesse per Gramsci si è ulteriormente accresciuto dopo
il biennio 1989-1991: la caduta del socialismo reale in Europa e
la fine dell’Unione Sovietica hanno provocato uno spostamento
di attenzione sul pensiero gramsciano in molta parte del cosiddetto
mondo in via di sviluppo, che ha potuto trovare in alcune
note dei Quaderni del carcere e nel saggio Alcuni temi sulla quistione
meridionale riflessioni e spunti giudicati di grande interesse
per la comprensione dei problemi e per le prospettive
dei paesi postcoloniali; il superamento della Guerra Fredda ha
inoltre consacrato definitivamente Gramsci come un classico del
pensiero europeo novecentesco, e ne ha permesso una circolazione
ancora più ampia nell’America settentrionale. A Gramsci
quindi, che fu tra l’altro un infaticabile traduttore e che dedicò
alla traduzione una parte significativa del suo pensiero, è toccato
in sorte di essere il pensatore italiano contemporaneo più
tradotto e studiato nel mondo. Attualmente circa metà della letteratura
a lui dedicata prodotta ogni anno è scritta in lingue diverse
dall’italiano da autori attivi al di fuori del nostro paese.
Dicevamo che questa iniziativa andava presa da tempo; aggiungiamo
che solo oggi siamo in grado di avviare un’impresa
che costituisce, in realtà, il punto d’arrivo di alcune attività avviate
da diversi anni. Nell’ottobre del 1989 la Fondazione Istituto
Gramsci organizzò a Formia il convegno internazionale dal
titolo Gramsci nel mondo, in cui per la prima volta veniva fatto
un bilancio della diffusione del pensiero gramsciano7. In quell’occasione
fu fondata la International Gramsci Society (IGS),
con la presidenza di Valentino Gerratana, e ad essa aderirono
studiosi di numerosi paesi. Nel frattempo John M. Cammett,
pioniere degli studi gramsciani negli Stati Uniti fin dagli anni
’60, aveva compilato una prima versione a stampa di un ampio
database elettronico. in cui la bibliografia gramsciana precedentemente
raccolta da Elsa Fubini8 era integrata con una grande
quantità di notizie provenienti dalla letteratura internazionale.
Subito dopo il convegno di Formia quindi la Fondazione Istituto Gramsci
decise di procedere all’edizione a stampa di una
bibliografia internazionale che vide la luce, con la cura dello
stesso Cammett, nel 1992 (per gli anni compresi fino al 1988),
ed ebbe un successivo aggiornamento nel 1995 (esteso fino all’annata
bibliografica 1993)9: la Bibliografia gramsciana, comprendente
oggi circa 17.000 voci, è continuamente aggiornata e
pubblicata ora in linea, a cura dello stesso Cammett, di Luisa
Righi e Francesco Giasi, con il sostegno della Regione Lazio, in
formato elettronico10. Una raccolta periodica di notizie bibliografiche,
molte delle quali corredate da sommari, è reperibile
inoltre nella Newsletter della IGS11. L’ampio database della Bibliografia
gramsciana costituisce la premessa necessaria dei volumi
che qui avviamo, i quali rappresentano in un certo senso
una prosecuzione di quell’opera che ha segnato un passo decisivo
nella conoscenza della diffusione internazionale degli studi
su Gramsci.
Nello stesso periodo in cui l’interesse per il pensiero di
Gramsci si moltiplicava in numerose aree culturali straniere, in
Italia si verificava una caduta della sua influenza e una messa in
discussione radicale della sua lezione. Il tentativo più forte e per
molti aspetti grottesco di far passare la teoria gramsciana dell’egemonia
per una mascheratura della dittatura del proletariato
di tipo sovietico fu messo in atto dalla rivista «Mondoperaio»
proprio nel 197712. Per circa un decennio si assistette quindi
a una crescente divaricazione tra la fortuna internazionale di
Gramsci e il dibattito italiano sulla sua figura. Quest’ultimo rimase
attardato in una angusta disputa ideologica sulla sua spendibilità
politica nell’arena nazionale, mentre nel mondo il suo
pensiero era ormai studiato come quello di un classico della filosofia
politica e degli studi della cultura.
Questa frattura cominciò a ricomporsi intorno al 1989: l’Istituto
Gramsci aveva cominciato a fornire una risposta a quella
crisi dando impulso alla ricerca filologica sugli scritti di Gramsci
(aveva ripreso la ricerca archivistica sui documenti della storia
del Pci e della biografia di Gramsci giacenti a Mosca negli
archivi del Comintern), alla pubblicazione dei carteggi (diretti e
paralleli) e ponendo le premesse di una edizione nazionale dei
suoi scritti. Inoltre, essa rivolse la sua attenzione ai numerosi
percorsi della diffusione del pensiero gramsciano nel mondo,
con le iniziative che abbiamo ricordato. Il ritorno ai testi in una
forma più rigorosa, la loro accresciuta circolazione internazionale
e l’emergere di nuove interpretazioni hanno quindi rappresentato
in Italia il maggiore contributo a un ripensamento
complessivo della biografia, dell’azione politica e del pensiero di
Gramsci. Questo lavoro, cominciato in un momento difficile, in
quanto era ostacolato dalle accese dispute che accompagnarono
la fine del Partito comunista italiano, è proseguito poi in modo
più serrato e disteso ed è tuttora in corso.
Grazie alle nuove acquisizioni documentarie, sono emersi
innanzi tutto il profilo di Tania Schucht e il suo ruolo nella biografia
di Gramsci. Le ricerche di Aldo Natoli, Chiara Daniele
e Francesca Izzo hanno messo in luce i caratteri di una donna
di grande spessore intellettuale che intrattenne con Gramsci un
dialogo fitto e d’importanza per lui vitale. Si è chiarito inoltre il
ruolo politico di Sraffa, che dal 29 fu l’unico veicolo delle decisioni
del partito nei riguardi del prigioniero13. Un settore non
meno importante in cui la ricerca si è rinnovata riguarda i rapporti
tra Gramsci e Togliatti: i nuovi studi si sono concentrati
sul loro legame, sui loro scontri politici, sull’attività svolta da
Togliatti per salvaguardare e valorizzare l’eredità letteraria di
Gramsci1 .
Ma l’impresa culturale più impegnativa realizzata dalla Fondazione
nell’ultimo decennio è l’edizione nazionale degli scritti
gramsciani che abbiamo già ricordato, pubblicata dall’Istituto
della Enciclopedia Italiana. Il primo volume, che comprende
i Quaderni di traduzioni inediti, curato da Giuseppe Cospito e
Gianni Francioni, vede la luce negli stessi giorni della pubblicazione
di questo annuario.
La diffusione internazionale degli studi gramsciani ha avuto
una verifica significativa, nella ricorrenza del sesto decennale
della morte, il 1997, quando furono organizzati due appuntamenti
scientifici – rispettivamente da parte della Fondazione
Istituto Gramsci e della IGS – che videro entrambi un’ampia
partecipazione di studiosi stranieri15. Infine, va ricordato il seminario
della sezione italiana della IGS in corso ormai da diversi
anni, dedicato allo studio del lessico dei Quaderni del carcere16.
La Fondazione Istituto Gramsci ha poi varato il progetto di Bibliografia
gramsciana ragionata, diretta da Angelo d’Orsi, che
abbraccia la letteratura in lingua italiana dal 1922 al 2005.
Quello che abbiamo sommariamente tratteggiato è lo sfondo
della presente antologia. La redazione, che ha lavorato con il sostegno
di un ampio comitato scientifico, si è basata sui dati contenuti
nella Bibliografia gramsciana per gli anni 2000-2005. La
scelta dell’arco cronologico è stata motivata dall’intento di offrire
al lettore un panorama della letteratura critica più recente.
I lavori di reperimento, esame e scelta dei documenti si sono
svolti nel corso del 2006. I criteri esterni di selezione sono stati
dettati dalla volontà di compilare un volume relativamente agile,
di pubblicare testi integrali (evitando la scelta di singoli capitoli
di monografie o di saggi troppo ampi che avrebbero richiesto
tagli redazionali), di concentrare l’attenzione sulla letteratura di
taglio scientifico e critico, con l’esclusione quindi degli interventi
comparsi sulla stampa di informazione o aventi ispirazione
politico-ideologica. Malgrado queste delimitazioni, il materiale
preso in esame è risultato ugualmente molto ampio: sono stati
quindi privilegiati i lavori che a nostro avviso forniscono il maggiore
apporto nell’approfondimento critico di aspetti basilari del
pensiero gramsciano, che illustrano alcuni filoni della diffusione
internazionale degli scritti di Gramsci, o che riescono ad applicare
– in modi che abbiamo giudicato significativi – le categorie
gramsciane a singoli àmbiti di riflessione teorico-politica, storica
e culturale. Abbiamo inoltre voluto fornire una scelta disciplinare
sufficientemente diversificata, dando rilievo alla varietà
delle tematiche rappresentate.
Come si potrà notare, i temi su cui prevalentemente si concentrano
i contributi che qui pubblichiamo sono quelli della
«società civile», dell’«egemonia» e della teoria degli intellettuali,
con quelli ad essi più strettamente correlati, ovvero le categorie
di «rivoluzione passiva» e di «subalternità». Malgrado la loro
matrice fondamentalmente politica, questi concetti, di forte impatto
ermeneutico, circolano in diversi àmbiti disciplinari: la ricerca
storica, la teoria delle relazioni internazionali, l’economia
politica, l’esame di singoli casi nazionali, la filosofia, lo studio
della cultura, la storia letteraria, l’antropologia e lo studio delle
culture popolari, la scienza della formazione, la teoria delle comunicazioni
di massa e lo studio del linguaggio. Per un primo
assaggio di questo ampio ventaglio di temi e prospettive di ricerca
rinviamo il lettore alle pagine che seguono.
 
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