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Rapporto
2006 sull'integrazione
europea
della Fondazione Istituto Gramsci e del CeSPI
DILEMMI DELL'INTEGRAZIONE.
IL FUTURO DEL MODELLO SOCIALE EUROPEO
a cura di José Luis Rhi-Sausi e Giuseppe Vacca
Il Mulino,
Bologna 2006
p. 294, € 21,00
ISBN 88-15-11104-2 |
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Presentazione
a cura di José Luis Rhi-Sausi e Giuseppe
Vacca
Questo Rapporto è il quarto di una serie cominciata
nel 2003,
ma quest’anno ha un nuovo editore e non è
più prodotto solo
dalla Fondazione Istituto Gramsci, bensì anche
dal CeSPI (Centro
Studi di Politica Internazionale); una breve presentazione
appare
quindi doverosa. Il CeSPI si occupa di politica internazionale
fin
da quando fu costituito; l’Istituto Gramsci, invece,
si dedica principalmente
alla ricerca storica (la storia politica del Novecento,
dell’Italia repubblicana, della guerra fredda),
allo studio dell’opera
di Antonio Gramsci e alla diffusione del suo pensiero
(quest’anno
comincerà la pubblicazione dell’edizione
nazionale degli scritti
gramsciani per i tipi dell’Istituto della Enciclopedia
Italiana). Ma
dal 1990 al 2001 aveva dato vita a una rivista di studi
europei, «Europa Europe», trimestrale
prima e poi bimestrale, per seguire
da vicino il processo di integrazione europea dopo il
suo nuovo
inizio, scandito dalla fine della guerra fredda, dalla
riunificazione
tedesca e dal Trattato di Maastricht. La rivista, pubblicata
dall’editore
Dedalo di Bari nella serie trimestrale e dalla Bollati
Boringhieri
in quella bimestrale, nasceva dall’innesto nel programma
scientifico del Gramsci di un nuovo campo di studi, suggerito
dalla rilevanza epocale degli eventi del 1989, ed era
mossa dall’ambizione
di analizzare in prospettiva storica il processo difficile
e affascinante
dell’unificazione del vecchio continente.
Cessate nel 2001 le pubblicazioni in seguito alla nascita
di «Italianieuropei», il bimestrale della
Fondazione omonima nel
quale confluirono forze significative della stessa, la
Fondazione
Istituto Gramsci diede vita a un Rapporto annuale caratterizzato
da una parte monografica, dedicata ad analizzare l’evento
che
più aveva condizionato l’integrazione europea
nell’anno precedente,
e da quattro rubriche dedicate, rispettivamente, alle
istituzioni,
all’economia, allo spazio di libertà, sicurezza
e giustizia,
e alla politica estera e di sicurezza comune. Le monografie
dei
primi tre Rapporti sono state dedicate all’entrata
in vigore dell’euro,
ai rapporti fra l’Unione europea e gli Usa e al
Trattato
per la Costituzione. La cadenza annuale si è rivelata
più appropriata
di quella bimestrale o trimestrale all’indagine
storico-politica.
Anche del Rapporto il primo editore è stato Dedalo.
Il
passaggio al Mulino lo colloca fra le pubblicazioni dell’editore
da sempre più impegnato sui temi dell’integrazione
europea. Di
non minore rilievo è per noi la novità della
collaborazione organica
fra il Gramsci e il CeSPI. Fin dall’inizio il Rapporto
si era
giovato anche del contributo di alcuni dei suoi più
qualificati ricercativi.
Da quest’anno esso è ideato e prodotto dalle
due Fondazioni
e siamo persuasi che ciò sia di ottimo auspicio.
Il Gramsci e il CeSPI condividono un approccio innovativo
ai temi dell’integrazione europea: la ricognizione
delle sue interazioni
con le dinamiche dell’economia e della politica
mondiale,
l’impatto dell’allargamento sulle istituzioni
comunitarie e sui sistemi
nazionali, le conseguenze socio-culturali dell’immigrazione,
le nuove dimensioni della sicurezza, ecc. Metodologicamente,
piuttosto che concentrarsi sugli aspetti politico-istituzionali
del
processo di integrazione – com’è nella
tradizione tutt’ora prevalente
in Italia e in molti altri paesi europei – le due
Fondazioni
volgono le loro ricerche prevalentemente alle relazioni
esterne e
alla politica estera dell’Unione europea. Le relazioni
internazionali
dell’Unione, infatti, continuano a rappresentarne
un aspetto
estremamente dinamico che ha ricevuto, dai primi anni
Novanta
a oggi, un’espansione straordinaria soprattutto
se confrontata
con il precedente ventennio, basato in politica estera
sulla cooperazione
fra gli stati membri. Questa scelta è confortata
anche
dal fatto che l’allargamento costituisce il campo
delle politiche di
maggiore successo dell’Unione europea, l’esperienza
più valida di
espansione della democrazia e l’esperimento finora
più riuscito
di estensione della sovranazionalità. Va da sé
che l’opzione condivisa
dei due istituti è l’Europa potenza civile.
Quanto all’apporto più specifico del CeSPI,
fra le tematiche
costantemente seguite da esso vi sono i rapporti dell’Italia
e dell’Europa
con gli Stati Uniti e l’intreccio con la Nato in
tema di
sicurezza nazionale; le politiche verso i Balcani e i
paesi della
sponda meridionale del Mediterraneo; la cooperazione e
i rapporti
con le aree del mondo definite «in via di sviluppo»;
le politiche
migratorie; la lotta al terrorismo; la prevenzione e la
risoluzione
politica dei conflitti. Attraverso la ricerca su questi
temi,
il CeSPI ha svolto, lungo più di due decenni, una
riflessione
approfondita sulle relazioni internazionali, la quale
si differenzia
dagli approcci più tradizionali che hanno caratterizzato
lo studio
della politica estera italiana. Nel campo della sicurezza,
ad
esempio, oltre al rapporto tra gli stati, il CeSPI dedica
una particolare
attenzione ai fenomeni transnazionali e ai nuovi soggetti
della politica internazionale, contribuendo a superare
e a ripensare
analiticamente l’artificiosa distinzione tra politiche
interne
ed esterne. La collaborazione organica tra i due Istituti
consente
quindi al Rapporto di arricchire in modo significativo
i suoi
campi di indagine e la gamma delle discipline a cui attingere.
L’analisi basata sulla ricerca empirica, oltre che
alla comprensione
teorica degli strumenti di politica estera europea, contribuisce
anche alla riflessione sui processi di trasformazione
del
potere e degli equilibri globali nel dopo guerra fredda,
facendo
riferimento soprattutto alla vasta strumentazione da «potenza
civile » che l’Unione adopera nella sua
politica estera, intesa come
insieme delle relazioni esterne e della tradizionale politica
estera
e di sicurezza comune (Pesc).
L’attenzione ai contenuti specifici delle politiche
europee
aiuta a gettare un ponte tra il mondo dei tecnici, dei
decisori
e dei funzionari preposti ai singoli policy fields, e
il mondo degli
studiosi delle relazioni internazionali: un ponte che
è stato
a lungo quasi del tutto assente in Italia. Questo raccordo
stimola
una riflessione sui vincoli, sulle opportunità
e sugli interessi
italiani (nazionali e subnazionali) ed europei che favorisce
un inquadramento più ricco e consapevole della
politica italiana
nell’articolazione delle politiche internazionali.
Fra gli obiettivi
di questa impostazione spicca quello di fornire elementi
concreti
di conoscenza e d’analisi utili a superare un europeismo
di maniera, tradizionalmente assai diffuso nel dibattito
politico
italiano, e a costruire una partecipazione più
consapevole, attiva
e matura al processo di integrazione, specie in una fase
così incerta
e problematica come quella attuale. |
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