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ANNALE II
La politica del Partito comunista italiano nel periodo costituente.
I verbali della direzione tra il V e il VI Congresso 1946-1948

a cura di Renzo Martinelli e Maria Luisa Righi
Roma, Editori Riuniti, 1992

p. 659, L. 90.000
ISBN 978-88-359-3659-4

Nota ai testi
di Maria Luisa Righi

I documenti qui pubblicati fanno parte della serie verbali della direzione comunista (1944 e seguenti) consultabili in copia presso la Fondazione Istituto Gramsci, che è depositaria degli archivi del Pci anche per il periodo precedente. La decisione dell’allora partito comunista di aprire i propri archivi alla consultazione degli studiosi fu resa pubblica nel marzo del 1988 nel corso di una conferenza stampa alla quale parteciparono Giuseppe Chiarante a nome della direzione del Pci, Giuseppe Vacca per la Fondazione Istituto Gramsci e Gastone Gensini responsabile degli archivi della direzione, accompagnati da Paolo Spriano, Giuseppe Boffa e Valentino Gerratana.
Sebbene la scelta fosse stata assunta dal Pci già due anni prima, trascorse tempo perché si formalizzassero i termini per la consultazione e la decisione diventasse operativa. Venne stabilito di rendere consultabili presso la Fondazione Istituto Gramsci innanzitutto i verbali della direzione dal 1944 in poi, quando fossero trascorsi trent’anni dalla produzione della documentazione a differenza dei quarant’anni previsti dalla norma che regola i versamenti delle carte del l’amministrazione statale all’Archivio di Stato. Di conseguenza al momento i verbali di direzione sono consultabili sino al 1961.
I nuovi versamenti si aggiungevano ad altri consistenti fondi riguardanti il Pci nel dopoguerra (congressi, conferenze di organizzazione, consigli nazionali dal 1943 al 1990, materiale delle federazioni e dei comitati regionali, commissione culturale, e carte di singoli dirigenti) già presenti negli archivi dell’Istituto e liberamente consultabili. Successivamente l’archivio della direzione del Pci, poi Pds, ha provveduto a inviare, in base a specifiche richieste dei ricercatori, anche i verbali delle riunioni del Comitato centrale 1946-48, del gruppo parlamentare 1945-48, nonché materiale vario relativo a: ufficio organizzazione 1946-48; scuole di partito e ufficio quadri 1944-56; commissione agraria 1945-54; ufficio editoriale («l’Unità», «Vie Nuove») 1946
Contemporaneamente all’inizio del versamento, sulla rivista «Critica marxista» (1988, n. 3-4) venne pubblicata una prima selezione dei verbali relativa agli anni 1944 e dal 1988 a oggi i verbali sono stati consultati e utilizzati da numerosi studiosi. In seguito una parte dei verbali, insieme ad altro materiale documentario, fu pubblicata su «l’Unità» a cura di Aldo Agosti. Nel presentare quella scelta di inediti, Giuseppe Vacca annunciava anche la pubblicazione della «raccolta completa dei documenti inediti della direzione del Pci dal V al VI Congresso» negli «Annali» 1990 che vedono oggi la luce
L’ordine attuale dei verbali della direzione presso la Fondazione Istituto Gramsci è il seguente: fascicoli contenenti il materiale relativo a un singolo anno; sottofascicoli dedicati ai verbali relativi a ciascuna riunione di direzione o, in alcuni casi, a singole sedute di riunioni organizzate in più giornate. Tutti i documenti presentano un numero d’ordine progressivo per anno. Va precisato che questa non è la collocazione fisica che gli originali hanno nell’archivio del Pci conservato presso la direzione del Pds; collocazione che riflette la peculiare storia di quell’archivio. Come è noto, le carte d’archivio del Pci per il periodo del dopoguerra (compresi i verbali della direzione) erano in parte state inviate presso l’Istituto del marxismo-leninismo di Mosca, mentre la parte più consistente in termini di volume, era rimasta nella sede nazionale. Solo alla fine degli anni sessanta, presso l’archivio del Pci, diretto allora e fino al 1981 da Giovanni Aglietto, si provvide a un riordino e a una sistemazione generale delle carte, predisponendo una classificazione per l’archiviazione del materiale corrente e per il recupero di quello storico, analoga al sistema di codificazione decimale Dewey, applicata alla struttura organizzativa stabilita dallo statuto del partito. Inoltre, grazie a una serie di apparati documentari si cercò di ridefinire l’organizzazione dell’archivio di segreteria e, attraverso ricostruzioni più propriamente storiche (specialmente per il calendario delle riunioni e per la composizione degli organismi dirigenti), anche di impostare il lavoro di recupero e di integrazione del materiale documentario. Si provvide inoltre al recupero del materiale depositato a Mosca (questo, infatti, rimaneva di proprietà esclusiva del Partito comunista italiano ed era soggetto all’autorizzazione della segreteria del Pci), prima in copie su microfilm e successivamente in originale. Venne mantenuta pertanto la disposizione assunta dalle carte nei depositi sovietici, provvedendo al contempo alla loro inventariazione come per l’archivio corrente Nell’inviare la documentazione all’Istituto Gramsci, l’archivio della direzione del Pci, e oggi del Pds, ha tenuto conto dell’ordinamento assunto nella classificazione e non della collocazione fisica degli originali, ritenuta, per i motivi suesposti, scarsamente significativa.
La precisazione ci è parsa importante per due ordini di motivi: il primo relativo all’individuazione (e quindi all’eventuale consultazione) dei singoli documenti; il secondo relativo alla documentazione presente in allegato.
Il primo aspetto riguarda il numero d’ordine assunto dai documenti nella collocazione presso gli archivi della Fondazione Istituto Gramsci. Questo numero, che è indicato nella nota introduttiva ad ogni verbale, rappresenta, come si è detto, il numero del sottofascicolo all’interno dell’anno ed è quello che individua il documento. Non si fornisce invece l’indicazione del numero di fascicolo/microfilm, che rappresenta l’ordinamento fisico delle carte nel fondo Pci presso l’archivio del Pds, e che alcuni studiosi hanno citato in pubblicazioni precedenti la presente, poiché tale numero oltre a essere irrilevante per la consultazione del materiale, non pare indicare un qualche criterio significativo di suddivisione. Comunque gran parte dei verbali (sia del 1946 che del 1947) proviene da un unico fascicolo (il Mf 272) e solo pochissimi da un altro più piccolo (il Mf 213).
Per quanto riguarda gli allegati il lettore deve essere avvertito delle difficoltà di individuare quanto era in modo certo originariamente allegato ai singoli verbali (cioè, quanto fu effettivamente letto e discusso nel corso delle riunioni) da quanto fu aggregato successivamente con un criterio tematico. A volte gli allegati originali, espressamente richiamati nei verbali, sono andati dispersi; altre volte si trovano allegati prodotti posteriormente (è il caso di alcune risoluzioni, che pur essendo approvate nel corso di determinate riunioni sono allegate a verbali precedenti, in base al criterio dell’oggetto di discussione e non della loro formale approvazione). In questo volume pubblichiamo integralmente i verbali e i relativi allegati così come si presentano, segnalando in nota se la documentazione richiamata nel testo è assente, e se quella presente appare incoerente.
Le uniche eccezioni a questo criterio riguardano la discussione sul risultato amministrativo del 1946 e un fascicolo denominato Apc, Verbali della direzione, «Allegati 1947».
Nel primo caso (per il quale si vedano le note introduttive alle riunioni del 9-10 e 14 aprile 1946) l’eccezione è duplice. Poiché sono presenti due copie della stessa risoluzione, si è scelto di presentarla come allegato alla riunione che l’ha approvata (quella del 14). Della riunione del 9-10 esiste inoltre un riassunto destinato ai membri del Comitato centrale e ai segretari federali. Pur essendo collocato nel fascicolo con una numerazione autonoma, si è scelto di riprodurlo come allegato al verbale originale e solo per la parte relativa alla relazione di Secchia e all’intervento di Togliatti, mentre vengono segnalate tra parentesi angolari le parti del dibattito omesse nella versione riassunta.
Non pubblichiamo invece – ed è la seconda eccezione – il fascicolo Verbali della direzione, «Allegati 1947», poiché non allegato ad alcuna riunione particolare. Pur essendo di grande interesse – riguardando per lo più la costituzione del Cominform e il dissenso espresso in merito da Terracini – si è ritenuto di non pubblicano (se ne fornisce comunque un elenco sommario in nota al verbale del 7-10 ottobre 1947), perché allo stato attuale delle informazioni non è possibile stabilire quali dei documenti in esso contenuti fossero noti ai membri della direzione e in quali date oggetto di discussione, tant’è che gli stessi archivisti non hanno ritenuto di doverli aggregare, come di norma, alle singole sedute, ma di creare un fascicolo a parte, il quale a sua volta integra la documentazione sullo stesso tema con tenuta nel fascicolo allegato al Comitato centrale del novembre 1947. I documenti più rilevanti di entrambi i fascicoli sono comunque noti grazie all’ampia scelta curata da Aldo Agosti.
Ma cosa sono esattamente i verbali della direzione e come venivano prodotti? Quando venne annunciata la loro imminente pubblicizzazione, Massimo Caprara ne diede una testimonianza tanto interessante, quanto colorita. Come segretario di Togliatti era stato lo stesso Caprara l’autore materiale dei verbali dal 1944 agli inizi del l953 Sebbene il nome di Caprara non compaia mai in questi verbali, ciò non smentisce questa testimonianza: i resoconti, infatti, quasi tutti dattiloscritti, precisano raramente chi ne sia l’estensore, e probabilmente lo segnalano solo nei casi di eccezioni alla prassi.
Come venivano dunque redatti i verbali? Scrive Caprara: «Tutti i verbali [...] furono redatti da me: a matita pastello con punta morbida e acuminata, su un taccuino di media grandezza a quadretti, la data in alto a destra, la sigla E (Ercoli, ossia Togliatti) in calce al foglio.
«Le correzioni vennero da lui sovrapposte a penna, con inchiostro verde Pelikan, solo con l’intento di interpretare meglio passaggi oscuri o male esposti, mai per manipolare i testi degli interventi e tanto meno le conclusioni, sovente adottate a maggioranza con la dizione “Ercoli si riserva” (il che vuol dire che contava di fare di testa sua).
«Una volta approvati dal segretario del partito, provvedevo a far battere a macchina i verbali da Sonia [Fratoni] la ragazza di via Marmolada alla Piramide, solerte e vivace, addetta alla segreteria, la sola a conoscenza di testi riservati, in prima stesura, articoli e discorsi pubblici che Modola, lo stenografo meridionale, taciturno e impenetrabile [...] provvedeva a riprendere ed ordinare»
I verbali ora pervenutici sono per lo più proprio questi dattiloscritti, che Caprara stesso si premurava di curare nella versione definitiva, e non gli «autentici manoscritti d’epoca e d’autore», che a suo avviso sono gli unici documenti attendibili. Si può a ragione ritenere che i verbali manoscritti rappresentino solo una fase del processo di lavorazione del documento, non necessariamente la più completa, e che il fatto di poter disporre dei dattiloscritti non rappresenti uno svantaggio: alcuni elementi (la numerazione autonoma dei dattiloscritti delle relazioni di Togliatti, o annotazioni come «Manca l’intervento di Longo che preparerà» o simili) ci fanno intuire come gli appunti del verbalista venissero poi comunque integrati con altri documenti, forse meno immediati, ma certo più meditati e ampi. L’unico verbale che corrisponde alla descrizione fattane da Caprara è quello del 3 gennaio 1948. La riunione, svoltasi all’immediata vigilia del VI Congresso (apertosi il 4), dovette tenersi presumibilmente a Milano; e questo spiegherebbe perché il verbale non venne trascritto a macchina e sia rimasto alla fase di manoscritto, esattamente «a matita pastello», «su un taccuino di media grandezza a quadretti» (e senza il visto di Ercoli). È vero, però, che per gli anni successivi i manoscritti di Caprara sono più frequenti che per il periodo qui considerato.
Il dibattito sull’«attendibilità» di questi documenti – svoltosi più in sede giornalistica all’epoca dell’apertura degli archivi che non sulla base di appropriati studi storico-documentari – manifestava il sospetto che il materiale oggi a disposizione degli studiosi sia, come si espresse io stesso Caprara, «una versione addomesticata da lunghi sofferti anni di ripensamenti, adattamenti, sapienti arrangiamenti del dopo» e non quella effettivamente prodotta all’epoca. Ci sembrava, invero, una discussione per la quale al momento non sussistano gli elementi: per affermare che in tempi recenti si sono operate delle manipolazioni bisognerebbe conoscere la reale consistenza della documentazione originariamente conservata e quale e perché sia pervenuta sino ad oggi, mentre la Fondazione Istituto Gramsci, di prassi, riceve il materiale senza poterne verificare il contesto documentario. Nel caso dei verbali qui pubblicati comunque tale verifica è stata compiuta, sia per il testo dei singoli verbali, sia per la consistenza dei fascicoli nei quali sono raccolti gli originali (Mf 272 e 213).
Merita invece in questa sede sottolineare la particolarità della documentazione. Un verbale, infatti, qualsiasi stesura si voglia privilegiare, rappresenta sempre una sintesi di quanto viene detto in una riunione. La sommarietà di questi verbali è evidente, ad esempio, in certe asimmetrie tra quanto un dirigente sostiene e quanto un altro, magari polemizzando, attribuisce al primo. Sta allo studioso valutare i motivi delle insufficienze; nella cura di questa pubblicazione si è comunque cercato di segnalare in nota le discrasie più evidenti (riferimenti a interventi non verbalizzati o in un ordine diverso da quello che si evince dal dibattito, ecc.). Ma in quanto sintesi il verbale è anche scelta, ed è quindi fortemente condizionato da quanto chi stendeva o approvava il verbale riteneva all’epoca meritevole, e opportuno, di «passare alla storia». Certi argomenti sono trattati con palese reticenza: si veda ad esempio il verbale del 18 marzo 1946. In esso, presentato integralmente come gli altri, si legge soltanto «Si approva l’informazione del compagno Reale sul suo lavoro», senz’altro aggiungere e specificare.
Se i limiti propri della verbalizzazione potranno forse essere superati per gli anni più recenti con il ricorso alle registrazioni audio (inesistenti per tutto il periodo aperto alla consultazione), continuerà a rimanere aperto per gli studiosi il problema di definire, attraverso la pluralità delle fonti, il percorso reale dei processi di decisione, non perfettamente coincidente con quello stabilito dalle norme statutarie. Su una questione, ad esempio, non certo irrilevante come la definizione del programma di governo dei comunisti dopo le elezioni per la Costituente, discussa nella riunione del 20-22 giugno 1946, l’allora ministro dell’Agricoltura e foreste, Fausto Gullo, ricorse a un canale del tutto informale – una lettera a Togliatti che pubblichiamo in Appendice – per esprimere il suo giudizio in merito perché «non [lo] potetti fare a voce, sia per l’ora tarda e sia per lo stato di stanchezza che tutti ci vinceva».
Nel pubblicare i verbali dal V al VI Congresso si è scelto di riportare integralmente i fascicoli «1946», «1947», e il verbale n. 1 del «1948», nell’ordine con il quale si presentano. Il titolo, comprendente la data e l’oggetto della discussione, è redazionale. In alcuni casi si è ritenuto opportuno aggregare sotto uno stesso titolo alcuni sottofascicoli relativi a singole sedute, identificabili come riunioni unitarie articolate in più giorni (la collocazione originale è comunque segnalata).
Precede le note al testo una nota non numerata, contenente il numero del sottofascicolo all’interno dell’anno; tra virgolette il titolo originale del documento (ed eventuali numerazioni dattiloscritte sul documento); i fogli di cui si compone; se manoscritto. Inoltre in essa si segnalano gli ordini del giorno, così come sono riportati nella scheda archivistica predisposta dall’archivio della direzione, che in alcuni casi ha integrato le informazioni desumibili dai verbali con quelle ricavate dalle convocazioni. Le eventuali difformità tra odg previsti e quelli discussi vengono, comunque, segnalate. Infine, la nota contiene i riferimenti bibliografici relativi alle risoluzioni, ai comunicati, prodotti al termine della riunione, e altri elementi utili alla collocazione e alla lettura del verbale dal punto di vista documentario: precedenti documenti della segreteria e del Comitato centrale, segnalazione delle riunioni di cui manca il verbale, ecc. Sono invece escluse da questa nota elementi di inquadramento storico.
Quando il nome di coloro che intervengono non figura tra i presenti è stato aggiunto tra quadre. «L’Unità» quando non specificato è l’edizione di Roma.
Pur volendo fornire un documento integrale e filologicamente corretto, si è cercato, attraverso l’apparato critico, di rendere questi testi leggibili anche per un pubblico più vasto di quello degli specialisti. Pertanto, nei limiti di note al testo, si sono fornite le notizie indispensabili per orientare il lettore nello svolgersi degli avvenimenti e di chiarire, soprattutto, i riferimenti alle cronache quotidiane.
Nella trascrizione del testo, collazionato sugli originali, sono stati rispettati la grafia, i dialettismi e la punteggiatura, gli errori (ad eccezione di quelli meramente di dattiloscrittura). All’errore sintattico, grammaticale, o ortografico è stato fatto seguire un sic, senza tuttavia abusarne, scegliendo in alcuni casi di intervenire sul testo, segnalandolo comunque con parentesi quadre (eventuali punti di sospensione tra quadre sono da leggersi non come omissioni del contenuto del testo, ma, anch’essi, come tagli di erronee ripetizioni nella trascrizione). Anche gli eccessivi spazi bianchi nel testo vengono segnalati, perché paiono indicare il più delle volte l’incomprensione dell’estensore del dattiloscritto nel trascrivere il manoscritto originario.
Sono state unificate le maiuscole e le grafie errate dei nomi più noti (Ingrao che nei documenti è sempre scritto Ingrau; Pajetta, che a volte è Paietta, Iotti a volte Jotti, Gian Carlo Pajetta e non com’è più frequente Giancarlo). Negli altri casi l’indicazione corretta segue tra quadre (nell’indice dei nomi compaiono solo nella forma ritenuta corretta).
Quando il nome era abbreviato o tronco è stato messo per esteso (Pajetta Giu. e G. C., Montagnana R. e M. sono rispettivamente Giuliano, Gian Carlo, Rita e Mario). Quando non è segnalata alcuna abbreviazione gli estensori dei verbali intendono, senza ambiguità, Gian Carlo Pajetta e Rita Montagnana, sicché non si è intervenuti neppure in sede redazionale.
I nomi stranieri sono traslitterati con la grafia internazionale, mentre negli originali si segue una traslitterazione dei nomi russi simile a quella francese (ad esempio Zdanov è sempre scritto Jdanov).
Quando non espressamente citato altrimenti, i fondi consultati sono quelli presenti negli archivi della Fondazione Istituto Gramsci, per cui si è omessa la sigla dell’archivio di provenienza. In particolare vengono citati:
Carte Sereni, Scritti e discorsi
Carte Togliatti raccolte da Ferri e Amadesi, citate solo come Carte Togliatti, Scritti e discorsi
Carte Togliatti, Scrivania
Archivio partito comunista, Verbali gruppo parlamentare
Archivio partito comunista, Direzione, Allegati 1947
Archivio partito comunista, Materiale delle federazioni
Archivio partito comunista, Verbali del Comitato centrale
Archivio partito comunista, Conferenza d’organizzazione
Materiale sulla cooperazione dal 1946
Non sarebbe stato possibile sciogliere molti interrogativi e reperire informazioni senza il paziente contributo di molti, tra cui voglio ricordare in particolare: Antonio Agosta del ministero degli Interni, David Bidussa della Fondazione Feltrinelli, Maria Grazia Camilletti dell’Istituto storico della Resistenza delle Marche, Giuseppe Garelli dell’Archivio della federazione Pds Torino, Monsignor Giuseppe Garneri, Renata Yedid Levi Jodice dell’Istituto Gramsci piemontese, Adolfo Mignemi dell’Istituto storico della Resistenza di Novara, Michele Pistillo, Gastone Predieri della cineteca dell’Associazione Italia-Urss, Claudio Silingardi dell’Istituto della Resistenza di Modena, e inoltre il personale degli archivi della Curia arcivescovile di Torino e di quella di Milano, il personale dell’Istituto Gramsci siciliano, della Biblioteca della Cgil nazionale, della Biblioteca universitaria di Sassari, dell’Istituto Luigi Sturzo.
Fondamentale è poi stato il contributo fornito da tutto il personale della Fondazione Istituto Gramsci, in particolare della biblioteca, degli archivi e del servizio tecnico, nonché dell’archivio della direzione del Pds, sempre disponibile a ogni sollecitazione e richiesta. A Ovidio Martini va il merito della revisione redazionale, che ha condotto con lo scrupolo e l’esperienza che gli sono propri.
Un ringraziamento particolarissimo va ad Albertina Vittoria che con pazienza e attenzione ha letto tutto il testo, fornendo preziosi consigli e utili indicazioni, e mi ha sostenuto nei momenti di indecisione e di sconforto.

 
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