Nota 
                          ai testi  
                          di Maria Luisa Righi 
                           
                          I documenti qui pubblicati fanno parte della serie verbali 
                          della direzione comunista (1944 e seguenti) consultabili 
                          in copia presso la Fondazione Istituto Gramsci, che 
                          è depositaria degli archivi del Pci anche per 
                          il periodo precedente. La decisione dell’allora 
                          partito comunista di aprire i propri archivi alla consultazione 
                          degli studiosi fu resa pubblica nel marzo del 1988 nel 
                          corso di una conferenza stampa alla quale parteciparono 
                          Giuseppe Chiarante a nome della direzione del Pci, Giuseppe 
                          Vacca per la Fondazione Istituto Gramsci e Gastone Gensini 
                          responsabile degli archivi della direzione, accompagnati 
                          da Paolo Spriano, Giuseppe Boffa e Valentino Gerratana. 
                          Sebbene la scelta fosse stata assunta dal Pci già 
                          due anni prima, trascorse tempo perché si formalizzassero 
                          i termini per la consultazione e la decisione diventasse 
                          operativa. Venne stabilito di rendere consultabili presso 
                          la Fondazione Istituto Gramsci innanzitutto i verbali 
                          della direzione dal 1944 in poi, quando fossero trascorsi 
                          trent’anni dalla produzione della documentazione 
                          a differenza dei quarant’anni previsti dalla norma 
                          che regola i versamenti delle carte del l’amministrazione 
                          statale all’Archivio di Stato. Di conseguenza 
                          al momento i verbali di direzione sono consultabili 
                          sino al 1961. 
                          I nuovi versamenti si aggiungevano ad altri consistenti 
                          fondi riguardanti il Pci nel dopoguerra (congressi, 
                          conferenze di organizzazione, consigli nazionali dal 
                          1943 al 1990, materiale delle federazioni e dei comitati 
                          regionali, commissione culturale, e carte di singoli 
                          dirigenti) già presenti negli archivi dell’Istituto 
                          e liberamente consultabili. Successivamente l’archivio 
                          della direzione del Pci, poi Pds, ha provveduto a inviare, 
                          in base a specifiche richieste dei ricercatori, anche 
                          i verbali delle riunioni del Comitato centrale 1946-48, 
                          del gruppo parlamentare 1945-48, nonché materiale 
                          vario relativo a: ufficio organizzazione 1946-48; scuole 
                          di partito e ufficio quadri 1944-56; commissione agraria 
                          1945-54; ufficio editoriale («l’Unità», 
                          «Vie Nuove») 1946 
                          Contemporaneamente all’inizio del versamento, 
                          sulla rivista «Critica marxista» (1988, 
                          n. 3-4) venne pubblicata una prima selezione dei verbali 
                          relativa agli anni 1944 e dal 1988 a oggi i verbali 
                          sono stati consultati e utilizzati da numerosi studiosi. 
                          In seguito una parte dei verbali, insieme ad altro materiale 
                          documentario, fu pubblicata su «l’Unità» 
                          a cura di Aldo Agosti. Nel presentare quella scelta 
                          di inediti, Giuseppe Vacca annunciava anche la pubblicazione 
                          della «raccolta completa dei documenti inediti 
                          della direzione del Pci dal V al VI Congresso» 
                          negli «Annali» 1990 che vedono oggi la luce 
                          L’ordine attuale dei verbali della direzione presso 
                          la Fondazione Istituto Gramsci è il seguente: 
                          fascicoli contenenti il materiale relativo a un singolo 
                          anno; sottofascicoli dedicati ai verbali relativi a 
                          ciascuna riunione di direzione o, in alcuni casi, a 
                          singole sedute di riunioni organizzate in più 
                          giornate. Tutti i documenti presentano un numero d’ordine 
                          progressivo per anno. Va precisato che questa non è 
                          la collocazione fisica che gli originali hanno nell’archivio 
                          del Pci conservato presso la direzione del Pds; collocazione 
                          che riflette la peculiare storia di quell’archivio. 
                          Come è noto, le carte d’archivio del Pci 
                          per il periodo del dopoguerra (compresi i verbali della 
                          direzione) erano in parte state inviate presso l’Istituto 
                          del marxismo-leninismo di Mosca, mentre la parte più 
                          consistente in termini di volume, era rimasta nella 
                          sede nazionale. Solo alla fine degli anni sessanta, 
                          presso l’archivio del Pci, diretto allora e fino 
                          al 1981 da Giovanni Aglietto, si provvide a un riordino 
                          e a una sistemazione generale delle carte, predisponendo 
                          una classificazione per l’archiviazione del materiale 
                          corrente e per il recupero di quello storico, analoga 
                          al sistema di codificazione decimale Dewey, applicata 
                          alla struttura organizzativa stabilita dallo statuto 
                          del partito. Inoltre, grazie a una serie di apparati 
                          documentari si cercò di ridefinire l’organizzazione 
                          dell’archivio di segreteria e, attraverso ricostruzioni 
                          più propriamente storiche (specialmente per il 
                          calendario delle riunioni e per la composizione degli 
                          organismi dirigenti), anche di impostare il lavoro di 
                          recupero e di integrazione del materiale documentario. 
                          Si provvide inoltre al recupero del materiale depositato 
                          a Mosca (questo, infatti, rimaneva di proprietà 
                          esclusiva del Partito comunista italiano ed era soggetto 
                          all’autorizzazione della segreteria del Pci), 
                          prima in copie su microfilm e successivamente in originale. 
                          Venne mantenuta pertanto la disposizione assunta dalle 
                          carte nei depositi sovietici, provvedendo al contempo 
                          alla loro inventariazione come per l’archivio 
                          corrente Nell’inviare la documentazione all’Istituto 
                          Gramsci, l’archivio della direzione del Pci, e 
                          oggi del Pds, ha tenuto conto dell’ordinamento 
                          assunto nella classificazione e non della collocazione 
                          fisica degli originali, ritenuta, per i motivi suesposti, 
                          scarsamente significativa. 
                          La precisazione ci è parsa importante per due 
                          ordini di motivi: il primo relativo all’individuazione 
                          (e quindi all’eventuale consultazione) dei singoli 
                          documenti; il secondo relativo alla documentazione presente 
                          in allegato. 
                          Il primo aspetto riguarda il numero d’ordine assunto 
                          dai documenti nella collocazione presso gli archivi 
                          della Fondazione Istituto Gramsci. Questo numero, che 
                          è indicato nella nota introduttiva ad ogni verbale, 
                          rappresenta, come si è detto, il numero del sottofascicolo 
                          all’interno dell’anno ed è quello 
                          che individua il documento. Non si fornisce invece l’indicazione 
                          del numero di fascicolo/microfilm, che rappresenta l’ordinamento 
                          fisico delle carte nel fondo Pci presso l’archivio 
                          del Pds, e che alcuni studiosi hanno citato in pubblicazioni 
                          precedenti la presente, poiché tale numero oltre 
                          a essere irrilevante per la consultazione del materiale, 
                          non pare indicare un qualche criterio significativo 
                          di suddivisione. Comunque gran parte dei verbali (sia 
                          del 1946 che del 1947) proviene da un unico fascicolo 
                          (il Mf 272) e solo pochissimi da un altro più 
                          piccolo (il Mf 213). 
                          Per quanto riguarda gli allegati il lettore deve essere 
                          avvertito delle difficoltà di individuare quanto 
                          era in modo certo originariamente allegato ai singoli 
                          verbali (cioè, quanto fu effettivamente letto 
                          e discusso nel corso delle riunioni) da quanto fu aggregato 
                          successivamente con un criterio tematico. A volte gli 
                          allegati originali, espressamente richiamati nei verbali, 
                          sono andati dispersi; altre volte si trovano allegati 
                          prodotti posteriormente (è il caso di alcune 
                          risoluzioni, che pur essendo approvate nel corso di 
                          determinate riunioni sono allegate a verbali precedenti, 
                          in base al criterio dell’oggetto di discussione 
                          e non della loro formale approvazione). In questo volume 
                          pubblichiamo integralmente i verbali e i relativi allegati 
                          così come si presentano, segnalando in nota se 
                          la documentazione richiamata nel testo è assente, 
                          e se quella presente appare incoerente. 
                          Le uniche eccezioni a questo criterio riguardano la 
                          discussione sul risultato amministrativo del 1946 e 
                          un fascicolo denominato Apc, Verbali della direzione, 
                          «Allegati 1947». 
                          Nel primo caso (per il quale si vedano le note introduttive 
                          alle riunioni del 9-10 e 14 aprile 1946) l’eccezione 
                          è duplice. Poiché sono presenti due copie 
                          della stessa risoluzione, si è scelto di presentarla 
                          come allegato alla riunione che l’ha approvata 
                          (quella del 14). Della riunione del 9-10 esiste inoltre 
                          un riassunto destinato ai membri del Comitato centrale 
                          e ai segretari federali. Pur essendo collocato nel fascicolo 
                          con una numerazione autonoma, si è scelto di 
                          riprodurlo come allegato al verbale originale e solo 
                          per la parte relativa alla relazione di Secchia e all’intervento 
                          di Togliatti, mentre vengono segnalate tra parentesi 
                          angolari le parti del dibattito omesse nella versione 
                          riassunta. 
                          Non pubblichiamo invece – ed è la seconda 
                          eccezione – il fascicolo Verbali della direzione, 
                          «Allegati 1947», poiché non allegato 
                          ad alcuna riunione particolare. Pur essendo di grande 
                          interesse – riguardando per lo più la costituzione 
                          del Cominform e il dissenso espresso in merito da Terracini 
                          – si è ritenuto di non pubblicano (se ne 
                          fornisce comunque un elenco sommario in nota al verbale 
                          del 7-10 ottobre 1947), perché allo stato attuale 
                          delle informazioni non è possibile stabilire 
                          quali dei documenti in esso contenuti fossero noti ai 
                          membri della direzione e in quali date oggetto di discussione, 
                          tant’è che gli stessi archivisti non hanno 
                          ritenuto di doverli aggregare, come di norma, alle singole 
                          sedute, ma di creare un fascicolo a parte, il quale 
                          a sua volta integra la documentazione sullo stesso tema 
                          con tenuta nel fascicolo allegato al Comitato centrale 
                          del novembre 1947. I documenti più rilevanti 
                          di entrambi i fascicoli sono comunque noti grazie all’ampia 
                          scelta curata da Aldo Agosti. 
                          Ma cosa sono esattamente i verbali della direzione e 
                          come venivano prodotti? Quando venne annunciata la loro 
                          imminente pubblicizzazione, Massimo Caprara ne diede 
                          una testimonianza tanto interessante, quanto colorita. 
                          Come segretario di Togliatti era stato lo stesso Caprara 
                          l’autore materiale dei verbali dal 1944 agli inizi 
                          del l953 Sebbene il nome di Caprara non compaia mai 
                          in questi verbali, ciò non smentisce questa testimonianza: 
                          i resoconti, infatti, quasi tutti dattiloscritti, precisano 
                          raramente chi ne sia l’estensore, e probabilmente 
                          lo segnalano solo nei casi di eccezioni alla prassi. 
                          Come venivano dunque redatti i verbali? Scrive Caprara: 
                          «Tutti i verbali [...] furono redatti da me: a 
                          matita pastello con punta morbida e acuminata, su un 
                          taccuino di media grandezza a quadretti, la data in 
                          alto a destra, la sigla E (Ercoli, ossia Togliatti) 
                          in calce al foglio. 
                          «Le correzioni vennero da lui sovrapposte a penna, 
                          con inchiostro verde Pelikan, solo con l’intento 
                          di interpretare meglio passaggi oscuri o male esposti, 
                          mai per manipolare i testi degli interventi e tanto 
                          meno le conclusioni, sovente adottate a maggioranza 
                          con la dizione “Ercoli si riserva” (il che 
                          vuol dire che contava di fare di testa sua). 
                          «Una volta approvati dal segretario del partito, 
                          provvedevo a far battere a macchina i verbali da Sonia 
                          [Fratoni] la ragazza di via Marmolada alla Piramide, 
                          solerte e vivace, addetta alla segreteria, la sola a 
                          conoscenza di testi riservati, in prima stesura, articoli 
                          e discorsi pubblici che Modola, lo stenografo meridionale, 
                          taciturno e impenetrabile [...] provvedeva a riprendere 
                          ed ordinare» 
                          I verbali ora pervenutici sono per lo più proprio 
                          questi dattiloscritti, che Caprara stesso si premurava 
                          di curare nella versione definitiva, e non gli «autentici 
                          manoscritti d’epoca e d’autore», che 
                          a suo avviso sono gli unici documenti attendibili. Si 
                          può a ragione ritenere che i verbali manoscritti 
                          rappresentino solo una fase del processo di lavorazione 
                          del documento, non necessariamente la più completa, 
                          e che il fatto di poter disporre dei dattiloscritti 
                          non rappresenti uno svantaggio: alcuni elementi (la 
                          numerazione autonoma dei dattiloscritti delle relazioni 
                          di Togliatti, o annotazioni come «Manca l’intervento 
                          di Longo che preparerà» o simili) ci fanno 
                          intuire come gli appunti del verbalista venissero poi 
                          comunque integrati con altri documenti, forse meno immediati, 
                          ma certo più meditati e ampi. L’unico verbale 
                          che corrisponde alla descrizione fattane da Caprara 
                          è quello del 3 gennaio 1948. La riunione, svoltasi 
                          all’immediata vigilia del VI Congresso (apertosi 
                          il 4), dovette tenersi presumibilmente a Milano; e questo 
                          spiegherebbe perché il verbale non venne trascritto 
                          a macchina e sia rimasto alla fase di manoscritto, esattamente 
                          «a matita pastello», «su un taccuino 
                          di media grandezza a quadretti» (e senza il visto 
                          di Ercoli). È vero, però, che per gli 
                          anni successivi i manoscritti di Caprara sono più 
                          frequenti che per il periodo qui considerato. 
                          Il dibattito sull’«attendibilità» 
                          di questi documenti – svoltosi più in sede 
                          giornalistica all’epoca dell’apertura degli 
                          archivi che non sulla base di appropriati studi storico-documentari 
                          – manifestava il sospetto che il materiale oggi 
                          a disposizione degli studiosi sia, come si espresse 
                          io stesso Caprara, «una versione addomesticata 
                          da lunghi sofferti anni di ripensamenti, adattamenti, 
                          sapienti arrangiamenti del dopo» e non quella 
                          effettivamente prodotta all’epoca. Ci sembrava, 
                          invero, una discussione per la quale al momento non 
                          sussistano gli elementi: per affermare che in tempi 
                          recenti si sono operate delle manipolazioni bisognerebbe 
                          conoscere la reale consistenza della documentazione 
                          originariamente conservata e quale e perché sia 
                          pervenuta sino ad oggi, mentre la Fondazione Istituto 
                          Gramsci, di prassi, riceve il materiale senza poterne 
                          verificare il contesto documentario. Nel caso dei verbali 
                          qui pubblicati comunque tale verifica è stata 
                          compiuta, sia per il testo dei singoli verbali, sia 
                          per la consistenza dei fascicoli nei quali sono raccolti 
                          gli originali (Mf 272 e 213). 
                          Merita invece in questa sede sottolineare la particolarità 
                          della documentazione. Un verbale, infatti, qualsiasi 
                          stesura si voglia privilegiare, rappresenta sempre una 
                          sintesi di quanto viene detto in una riunione. La sommarietà 
                          di questi verbali è evidente, ad esempio, in 
                          certe asimmetrie tra quanto un dirigente sostiene e 
                          quanto un altro, magari polemizzando, attribuisce al 
                          primo. Sta allo studioso valutare i motivi delle insufficienze; 
                          nella cura di questa pubblicazione si è comunque 
                          cercato di segnalare in nota le discrasie più 
                          evidenti (riferimenti a interventi non verbalizzati 
                          o in un ordine diverso da quello che si evince dal dibattito, 
                          ecc.). Ma in quanto sintesi il verbale è anche 
                          scelta, ed è quindi fortemente condizionato da 
                          quanto chi stendeva o approvava il verbale riteneva 
                          all’epoca meritevole, e opportuno, di «passare 
                          alla storia». Certi argomenti sono trattati con 
                          palese reticenza: si veda ad esempio il verbale del 
                          18 marzo 1946. In esso, presentato integralmente come 
                          gli altri, si legge soltanto «Si approva l’informazione 
                          del compagno Reale sul suo lavoro», senz’altro 
                          aggiungere e specificare. 
                          Se i limiti propri della verbalizzazione potranno forse 
                          essere superati per gli anni più recenti con 
                          il ricorso alle registrazioni audio (inesistenti per 
                          tutto il periodo aperto alla consultazione), continuerà 
                          a rimanere aperto per gli studiosi il problema di definire, 
                          attraverso la pluralità delle fonti, il percorso 
                          reale dei processi di decisione, non perfettamente coincidente 
                          con quello stabilito dalle norme statutarie. Su una 
                          questione, ad esempio, non certo irrilevante come la 
                          definizione del programma di governo dei comunisti dopo 
                          le elezioni per la Costituente, discussa nella riunione 
                          del 20-22 giugno 1946, l’allora ministro dell’Agricoltura 
                          e foreste, Fausto Gullo, ricorse a un canale del tutto 
                          informale – una lettera a Togliatti che pubblichiamo 
                          in Appendice – per esprimere il suo giudizio in 
                          merito perché «non [lo] potetti fare a 
                          voce, sia per l’ora tarda e sia per lo stato di 
                          stanchezza che tutti ci vinceva». 
                          Nel pubblicare i verbali dal V al VI Congresso si è 
                          scelto di riportare integralmente i fascicoli «1946», 
                          «1947», e il verbale n. 1 del «1948», 
                          nell’ordine con il quale si presentano. Il titolo, 
                          comprendente la data e l’oggetto della discussione, 
                          è redazionale. In alcuni casi si è ritenuto 
                          opportuno aggregare sotto uno stesso titolo alcuni sottofascicoli 
                          relativi a singole sedute, identificabili come riunioni 
                          unitarie articolate in più giorni (la collocazione 
                          originale è comunque segnalata).  
                          Precede le note al testo una nota non numerata, contenente 
                          il numero del sottofascicolo all’interno dell’anno; 
                          tra virgolette il titolo originale del documento (ed 
                          eventuali numerazioni dattiloscritte sul documento); 
                          i fogli di cui si compone; se manoscritto. Inoltre in 
                          essa si segnalano gli ordini del giorno, così 
                          come sono riportati nella scheda archivistica predisposta 
                          dall’archivio della direzione, che in alcuni casi 
                          ha integrato le informazioni desumibili dai verbali 
                          con quelle ricavate dalle convocazioni. Le eventuali 
                          difformità tra odg previsti e quelli discussi 
                          vengono, comunque, segnalate. Infine, la nota contiene 
                          i riferimenti bibliografici relativi alle risoluzioni, 
                          ai comunicati, prodotti al termine della riunione, e 
                          altri elementi utili alla collocazione e alla lettura 
                          del verbale dal punto di vista documentario: precedenti 
                          documenti della segreteria e del Comitato centrale, 
                          segnalazione delle riunioni di cui manca il verbale, 
                          ecc. Sono invece escluse da questa nota elementi di 
                          inquadramento storico.  
                          Quando il nome di coloro che intervengono non figura 
                          tra i presenti è stato aggiunto tra quadre. «L’Unità» 
                          quando non specificato è l’edizione di 
                          Roma.  
                          Pur volendo fornire un documento integrale e filologicamente 
                          corretto, si è cercato, attraverso l’apparato 
                          critico, di rendere questi testi leggibili anche per 
                          un pubblico più vasto di quello degli specialisti. 
                          Pertanto, nei limiti di note al testo, si sono fornite 
                          le notizie indispensabili per orientare il lettore nello 
                          svolgersi degli avvenimenti e di chiarire, soprattutto, 
                          i riferimenti alle cronache quotidiane.  
                          Nella trascrizione del testo, collazionato sugli originali, 
                          sono stati rispettati la grafia, i dialettismi e la 
                          punteggiatura, gli errori (ad eccezione di quelli meramente 
                          di dattiloscrittura). All’errore sintattico, grammaticale, 
                          o ortografico è stato fatto seguire un sic, senza 
                          tuttavia abusarne, scegliendo in alcuni casi di intervenire 
                          sul testo, segnalandolo comunque con parentesi quadre 
                          (eventuali punti di sospensione tra quadre sono da leggersi 
                          non come omissioni del contenuto del testo, ma, anch’essi, 
                          come tagli di erronee ripetizioni nella trascrizione). 
                          Anche gli eccessivi spazi bianchi nel testo vengono 
                          segnalati, perché paiono indicare il più 
                          delle volte l’incomprensione dell’estensore 
                          del dattiloscritto nel trascrivere il manoscritto originario. 
                          Sono state unificate le maiuscole e le grafie errate 
                          dei nomi più noti (Ingrao che nei documenti è 
                          sempre scritto Ingrau; Pajetta, che a volte è 
                          Paietta, Iotti a volte Jotti, Gian Carlo Pajetta e non 
                          com’è più frequente Giancarlo). 
                          Negli altri casi l’indicazione corretta segue 
                          tra quadre (nell’indice dei nomi compaiono solo 
                          nella forma ritenuta corretta). 
                          Quando il nome era abbreviato o tronco è stato 
                          messo per esteso (Pajetta Giu. e G. C., Montagnana R. 
                          e M. sono rispettivamente Giuliano, Gian Carlo, Rita 
                          e Mario). Quando non è segnalata alcuna abbreviazione 
                          gli estensori dei verbali intendono, senza ambiguità, 
                          Gian Carlo Pajetta e Rita Montagnana, sicché 
                          non si è intervenuti neppure in sede redazionale. 
                          I nomi stranieri sono traslitterati con la grafia internazionale, 
                          mentre negli originali si segue una traslitterazione 
                          dei nomi russi simile a quella francese (ad esempio 
                          Zdanov è sempre scritto Jdanov). 
                          Quando non espressamente citato altrimenti, i fondi 
                          consultati sono quelli presenti negli archivi della 
                          Fondazione Istituto Gramsci, per cui si è omessa 
                          la sigla dell’archivio di provenienza. In particolare 
                          vengono citati: 
                          Carte Sereni, Scritti e discorsi 
                          Carte Togliatti raccolte da Ferri e Amadesi, citate 
                          solo come Carte Togliatti, Scritti e discorsi 
                          Carte Togliatti, Scrivania 
                          Archivio partito comunista, Verbali gruppo parlamentare 
                          Archivio partito comunista, Direzione, Allegati 1947 
                          Archivio partito comunista, Materiale delle federazioni 
                          Archivio partito comunista, Verbali del Comitato centrale 
                          Archivio partito comunista, Conferenza d’organizzazione 
                          Materiale sulla cooperazione dal 1946 
                          Non sarebbe stato possibile sciogliere molti interrogativi 
                          e reperire informazioni senza il paziente contributo 
                          di molti, tra cui voglio ricordare in particolare: Antonio 
                          Agosta del ministero degli Interni, David Bidussa della 
                          Fondazione Feltrinelli, Maria Grazia Camilletti dell’Istituto 
                          storico della Resistenza delle Marche, Giuseppe Garelli 
                          dell’Archivio della federazione Pds Torino, Monsignor 
                          Giuseppe Garneri, Renata Yedid Levi Jodice dell’Istituto 
                          Gramsci piemontese, Adolfo Mignemi dell’Istituto 
                          storico della Resistenza di Novara, Michele Pistillo, 
                          Gastone Predieri della cineteca dell’Associazione 
                          Italia-Urss, Claudio Silingardi dell’Istituto 
                          della Resistenza di Modena, e inoltre il personale degli 
                          archivi della Curia arcivescovile di Torino e di quella 
                          di Milano, il personale dell’Istituto Gramsci 
                          siciliano, della Biblioteca della Cgil nazionale, della 
                          Biblioteca universitaria di Sassari, dell’Istituto 
                          Luigi Sturzo. 
                          Fondamentale è poi stato il contributo fornito 
                          da tutto il personale della Fondazione Istituto Gramsci, 
                          in particolare della biblioteca, degli archivi e del 
                          servizio tecnico, nonché dell’archivio 
                          della direzione del Pds, sempre disponibile a ogni sollecitazione 
                          e richiesta. A Ovidio Martini va il merito della revisione 
                          redazionale, che ha condotto con lo scrupolo e l’esperienza 
                          che gli sono propri. 
                          Un ringraziamento particolarissimo va ad Albertina Vittoria 
                          che con pazienza e attenzione ha letto tutto il testo, 
                          fornendo preziosi consigli e utili indicazioni, e mi 
                          ha sostenuto nei momenti di indecisione e di sconforto. 
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