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Visconti
e la Basilicata
Visconti in
Basilicata
roma 1 | 24 Novembre
2007
Casa del Cinema
- Villa Borghese - Sala Sergio Amidei e Cesare Zavattini
a cura di
Teresa Megale
Mostra organizzata in collaborazione con la Provincia
di Potenza e con il Comune e la Provincia di Roma
Luchino Visconti: viaggio in Basilicata, arriva
a Roma, alla Casa del Cinema. All'inaugurazione della
mostra, hanno preso parte, tra gli altri, il presidente
della Provincia di Potenza, Sabino Altobello, l'assessore
alla Cultura della Provincia di Potenza, Giuseppe Telesca,
l'autrice lucana Sandra Bianco, il presidente della Fondazione
Istituto Gramsci, Giuseppe Vacca, il direttore artistico
della Casa del Cinema, Felice Laudadio e l'assessore alle
Politiche culturali della Provincia di Roma, Vincenzo
Vita.
Portando nella Capitale la mostra su Visconti, l'Amministrazione
provinciale e l'Assessorato alla Cultura hanno inteso
stimolare l'interesse nei confronti del patrimonio demoantropologico,
artistico, storico e paesaggistico lucano, ma anche promuovere
lo studio di un'opera fondante della filmografia italiana
del dopoguerra. |
Immagini commoventi,
originali, inedite, mai viste né duplicate. In
236 scatti l'epico viaggio di Luchino Visconti, il milanese
aristocratico giunto in Basilicata tra il dicembre del
'59 e il gennaio del '60 prima di girare il film Rocco
e i suoi fratelli. Una campionatura esemplare di
100 immagini è quella proposta a Potenza, al
Museo Provinciale nell'ambito delle attività
promosse dalla Provincia nel Polo della Cultura. Visconti
e la Basilicata. Visconti in Basilicata è
il titolo della mostra, curata da Teresa Megale, docente
di Storia del Teatro e dello Spettacolo all'Università
degli Studi di Firenze, allestita a Potenza fino al
28 febbraio.
Visconti in compagnia del costumista Piero Tosi, dello
scenografo Mario Garbuglia, del fotografo di scena Paul
Ronald e di sua moglie Huguette, si aggira tra paesaggi
lunari, strade antiche, sfondi e volti arcaici. Dopo
Henri Cartier-Bresson, cento fotografie originali narrano,
in una sorta di instant book, di un avventuroso viaggio
di studio, alla ricerca delle tracce di una cultura
antica e remota, da trasporre in pellicola.
Con un procedimento di filologia filmica, vengono stabiliti
i riscontri e i rimandi tra l'esperienza in Basilicata
e la costruzione delle immagini filmiche, verificando
il metodo di lavoro e l'impianto drammaturgico del capolavoro
del realismo viscontiano. La Mostra è corredata
da notazioni viscontiane: i trattamenti e le scalette
per la sceneggiatura del film-capolavoro del grande
maestro del cinema italiano commentano le bellissime
e intense immagini della Lucania. A corredo della mostra,
un catalogo, a cura della stessa Teresa Megale ed edito
dalla Marsilio di Venezia.
«E' un pezzo sconosciuto di Visconti recuperato
in un deposito della Fondazione Istituto Gramsci di
Roma del Fondo Luchino Visconti. Con questa mostra –
ha detto il Presidente della Provincia di Potenza Vito
Santarsiero – si completa un percorso nella fotografia
tutto legato al recupero della nostra identità,
dopo Franco Pinna, Aldo La Capra e Cesare Zavattini.
Non c'è futuro per una generazione che ha interrotto
radicalmente i ponti con il suo passato. Dobbiamo recuperare
la radice contadina di quel mondo che ci ha forgiato
e che per lungo tempo è stato percepito come
inferiore e marginale, portatore di disvalori. Scopriamo
oggi che esso era un mondo vivo, con una sua storia,
un suo linguaggio, una sua economia, una sua religiosità,
che non si era arreso anzi aveva elaborato e sviluppato
ragioni di riscatto».
« Visconti andò alla ricerca di Rocco
e dei suoi fratelli con rara passione, accanimento
e tenacia. Il regista milanese – ha spiegato Teresa
Megale – visitò i paesi della Basilicata
per attingere idee e fisionomie, modi e costumi, forme
e natura di un mondo altro da sé. Per affinare
lo sguardo e precisare contenuti e obiettivi da riversare
in pellicola, tra la fine del 1959 e l'inizio del 1960
(molto probabilmente nel dicembre del 1959) volle che
venissero fermati volti, attrezzi, paesaggi, case in
fotografie assorte, riproducenti nella fissità
del bianco e nero e nell'iterazione dei soggetti, la
sua volontà di entrare in contatto con una realtà
sconosciuta e lontana, resa drammaticamente vicina dall'eccezionale
fenomeno migratorio degli anni Cinquanta, responsabile
di uno dei flussi umani più impressionanti dal
Sud povero e contadino verso il Nord ricco e industriale».
« Sono immagini – ha detto Teresa Megale,
ricordando le sue origini lucane – che hanno un
valore straordinario per il recupero della nostra identità
perché testimoniano quel rapporto strettissimo
di Visconti con la Basilicata e rivelano anche un approccio
inedito dell'aristocratico regista milanese nei confronti
del Meridione. Anche se il film non è stato girato
in Basilicata, la cultura lucana è riuscita a
transitare in ogni scena del film. E' qui che vennero
acquistati i costumi, le suppellettili da portare a
Milano ed anche se la Basilicata non si vede nel film,
è passata in ogni suo particolare».
Operazione necessaria per riempire di contenuti un soggetto
nato dallo spunto scarno di una madre con cinque figli
che entrano in contatto con il mondo della boxe, quel
mondo caro a Visconti che ha voluto trasporre nella
sua pellicola anche con un richiamo onomastico a un
campione della boxe degli anni Cinquanta, il potentino
Rocco Mazzola, presente all'inaugurazione della mostra.
«Balzato agli onori della cronaca – sottolinea
Teresa Megale – dovette imporsi all'attenzione
di Visconti sia per la provenienza geografica, sia per
la pratica sportiva, imprescindibile condizione creativa,
indicata dal regista sin dalla prima idea del film.
La brevissima ma importante apparizione nel film di
Rocco Mazzola, lucano e campione di pugilato, fu l'omaggio
che il regista rese al mondo della boxe in generale
e al campione in particolare». |
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