LUCHINO VISCONTI. LA FORMAZIONE
LA SCENA DEL PRINCIPE. visconti e «il gattopardo»
Ariccia 3 ottobre 2001 | 13 gennaio 2002
Palazzo Chigi
a cura di Caterina d'Amico de Carvalho

La sezione della mostra di Palazzo Chigi La scena del principe. Visconti e "II Gattopardo" specificamente dedicata alle origini familiari, all'infanzia, all'adolescenza e agli anni della formazione di Visconti, è arricchita da una raccolta di 187 fotografie che fanno parte del cospicuo Archivio Visconti di proprietà della Fondazione Istituto Gramsci.
La Fondazione Gramsci, oltre alle sceneggiature e ad altri documenti originali riguardanti II Gattopardo, ha messo a disposizione il materiale della sezione della mostra peraltro già esposto, quasi nella sua interezza, nella mostra di Spoleto Luchino Visconti. Gli anni della formazione, realizzata dalla Fondazione Gramsci e, per conto della stessa Fondazione, curata da Caterina D'Amico de Carvalho.
Le immagini seguono Luchino Visconti dalla nascita, nel 1906, fino alle prime fasi della realizzazione della sua prima regia cinematografica nel 1942 ed offrono un'ampia e documentata testimonianza dell'ambiente familiare e del contesto storico, sociale e culturale in cui si inserisce la vita del grande regista. Innanzitutto le fotografie delle famiglie dei Visconti e degli Erba e del particolare ambiente sociale e culturale della Milano di fine Ottocento e di inizio Novecento. Nelle famiglie di origine dei genitori di Luchino c'è una singolare compresenza di consolidata attitudine imprenditoriale e di genuina vocazione artistica, specie musicale. II nonno di Luchino, Guido, e gli zii Uberto e Guido Carlo per anni hanno assunto la presidenza del Teatro alla Scala, il cui direttore era Arturo Toscanini. L'altro nonno, Luigi Erba, era un musicista di valore e collaborava assiduamente con la casa editrice Ricordi, con un membro della quale, Giulio, era pure imparentato. Anche il padre Giuseppe e la madre Carla conservano la passione familiare per la musica (Carla suona molto bene il piano) e per il teatro.
Le fotografie successive si riferiscono, per gran parte, proprio all'attivita di impresario teatrale di Giuseppe Visconti che, nel 1914, assunse la gestione del Teatro Manzoni di Milano e, insieme al commediografo Marco Praga, fondò una compagnia stabile che scritturerà nel 1915 come prima attrice Irma Gramatica. Al Teatro Manzoni, Luchino Visconti mettera in scena, il 6 marzo 1953, "Il tabacco fa male" e "Medea".
Altre foto riguardano l'infanzia e l'adolescenza di Luchino: i soggiorni nel castello paterno di Grazzano e nella residenza estiva di Cernobbio degli Erba, gli spettacoli teatrali di casa Visconti a Palazzo Cerva a Milano allestiti da Giuseppe Visconti in collaborazione con la moglie Carla, le passeggiate ed i giochi dei fratelli Visconti. Dunque Luchino nasce e si forma, pur nel quadro di un'educazione dura e severa, in un ambiente culturalmente stimolante e intellettualmente vivace; partecipa agli spettacoli teatrali di famiglia, frequenta "la Scala" ed il grande teatro di prosa dell'epoca. Assiste alle interpretazioni di Eleonora Duse e Memo Benassi, ne "La donna del mare" di Ibsen, ritratti in altre foto, e alle performances di Ruggero Ruggeri, Antonio Gandusio e Tatiana Pavlova, pure essi nelle foto della sezione. Anche la letteratura e una sua grande passione; passa notti intere a leggere, specie i classici, sia italiani che europei e statunitensi. Ma la sua irrequietezza e la sua ribellione alle regole codificate non gli consentono di finire gli studi. Perciò parte militare, diventa sottufficiale presso il Reggimento Savoia Cavalleria e comincia ad interessarsi di cavalli. Altre foto della sezione si riferiscono proprio alla sua attivita' di allevatore, condotta con grande impegno e professionalità, ed ai suoi cavalli.
Rimane, comunque, inalterato il suo grande interesse per la letteratura e per il teatro, e inizia, dal 1932 in maniera assidua, la sua frequentazione degli ambienti cultural-mondani di Parigi. Le ulteriori foto della sezione riprendono l'esperienza parigina che costituisce uno straordinario allargamento di orizzonti culturali rispetto al chiuso provincialismo dell'Italia fascista e consente a Visconti di incontrare artisti ed intellettuali come Jean Cocteau, Boris Kochno, Andre Gide, il ballerino Serge Lifar, il commediografo Bernstein, il musicista Kurt Weill, mecenati come la viscontessa Marie-Laure de Noailles e il visconte Charles de Noailles e infine Marlene Dietrich e Coco Chanel. Proprio grazie a Coco conosce il grande regista Renoir con cui inizia una collaborazione non secondaria per "Un partie de campagne", partecipando anche ad altri film, "Toni", "Les bas-fonds" e "La grande illusion". Insieme con il regista francese Visconti entra in contatto con la sinistra artistica parigina che stava vivendo l'esperienza del Fronte Popolare nel momento in cui l'Italia fascista invadeva l'Etiopia. Al di là dell'influenza politica e ideologica del gruppo di Renoir, da taluni negata e da altri evidenziata, sono comunque immediatamente visibili l'influenza del "realismo" di Renoir e l'importanza dell'esperienza di costumista, sempre con Renoir, nella messinscena dei primi lavori teatrali di Visconti, "Carità mondana" di Giannino Antona Traversi, "Il dolce Aloe" di J. Mallory, entrambi del 1936, ed "Il viaggio" di Bernstein del 1938 (di cui sono presenti nella sezione alcune foto). E Renoir lo chiama nell'estate del 1939 a collaborare con lui nella sceneggiatura e nella regia del film "Tosca" da girare in Italia, cui si riferiscono altre fotografie della sezione. Il film esce nel gennaio del 1941 e consente a Visconti di essere conosciuto negli ambienti cinematografici. Sono poste le basi per la collaborazione con il gruppo "Cinema" e per la realizzazione del film "Ossessione", temi a cui e dedicato l'ultimo gruppo di fotografie.
La frequentazione assidua di intellettuali di sinistra come De Santis, i fratelli Puccini, Ingrao, Alicata, collaboratori della rivista "Cinema", le discussioni ideologiche e politiche, la semiclandestinita di Ingrao e di Alicata, la posizione della rivista che propugnava un cinema "realistico", in contrapposizione alla finzione del cinema nazionale dominante, sollecitano Visconti verso un discorso non piu solo estetico, ma politico.
"Ossessione", nelle intenzioni del gruppo di "Cinema", avrebbe dovuto essere il manifesto del nuovo cinema antifascista e il modello di cinema rivoluzionario finalizzato all'acquisizione di una coscienza politica. Ma, una volta realizzato, il film fu diverso da quello ipotizzato dal gruppo di "Cinema". Tuttavia, nonostante i riferimenti ideologici e politici sembrino quasi inesistenti, "Ossessione", come scrive Micciché, fu "una clamorosa opera di rottura per il suo esclusivo fondarsi su sanguigne passioni e per l'inedita sua proposta di un paesaggio non armoniosamente riposante". "È il realismo di Visconti - scrive Rondolino - che non si ferma alla semplice osservazione della realta, ma da un lato la costruisce secondo un preciso progetto formale, dall'altro la rappresenta con i mezzi propri di un cinema e di un teatro d'attore e d'ambiente, cioe basato sull'interdipendenza di recitazione e di scenografia ... È questo realismo che fu giudicato allora ideologicamente antifascista". II film fu boicottato ovunque, venne ritirato dalla circolazione d'autorita a Bologna e a Ferrara; a Milano, Torino e Firenze uscì nell'autunno-inverno del 1943-44, a Roma solo nell'aprile del 1945. La stampa in generale stroncò il film accusandolo di immoralità e pochezza letteraria. Era un capolavoro. Elio Testoni

 
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