La
sezione della mostra di Palazzo Chigi La scena del
principe. Visconti e "II Gattopardo"
specificamente dedicata alle origini familiari, all'infanzia,
all'adolescenza e agli anni della formazione di Visconti,
è arricchita da una raccolta di 187 fotografie
che fanno parte del cospicuo Archivio
Visconti di proprietà della Fondazione Istituto
Gramsci.
La Fondazione Gramsci, oltre alle sceneggiature e ad
altri documenti originali riguardanti II Gattopardo,
ha messo a disposizione il materiale della sezione della
mostra peraltro già esposto, quasi nella sua
interezza, nella mostra di Spoleto Luchino
Visconti. Gli anni della formazione, realizzata
dalla Fondazione Gramsci e, per conto della stessa Fondazione,
curata da Caterina D'Amico de Carvalho.
Le immagini seguono Luchino Visconti dalla nascita,
nel 1906, fino alle prime fasi della realizzazione della
sua prima regia cinematografica nel 1942 ed offrono
un'ampia e documentata testimonianza dell'ambiente familiare
e del contesto storico, sociale e culturale in cui si
inserisce la vita del grande regista. Innanzitutto le
fotografie delle famiglie dei Visconti e degli Erba
e del particolare ambiente sociale e culturale della
Milano di fine Ottocento e di inizio Novecento. Nelle
famiglie di origine dei genitori di Luchino c'è
una singolare compresenza di consolidata attitudine
imprenditoriale e di genuina vocazione artistica, specie
musicale. II nonno di Luchino, Guido, e gli zii Uberto
e Guido Carlo per anni hanno assunto la presidenza del
Teatro alla Scala, il cui direttore era Arturo Toscanini.
L'altro nonno, Luigi Erba, era un musicista di valore
e collaborava assiduamente con la casa editrice Ricordi,
con un membro della quale, Giulio, era pure imparentato.
Anche il padre Giuseppe e la madre Carla conservano
la passione familiare per la musica (Carla suona molto
bene il piano) e per il teatro.
Le fotografie successive si riferiscono, per gran parte,
proprio all'attivita di impresario teatrale di Giuseppe
Visconti che, nel 1914, assunse la gestione del Teatro
Manzoni di Milano e, insieme al commediografo Marco
Praga, fondò una compagnia stabile che scritturerà
nel 1915 come prima attrice Irma Gramatica. Al Teatro
Manzoni, Luchino Visconti mettera in scena, il 6 marzo
1953, "Il tabacco fa male" e "Medea".
Altre foto riguardano l'infanzia e l'adolescenza di
Luchino: i soggiorni nel castello paterno di Grazzano
e nella residenza estiva di Cernobbio degli Erba, gli
spettacoli teatrali di casa Visconti a Palazzo Cerva
a Milano allestiti da Giuseppe Visconti in collaborazione
con la moglie Carla, le passeggiate ed i giochi dei
fratelli Visconti. Dunque Luchino nasce e si forma,
pur nel quadro di un'educazione dura e severa, in un
ambiente culturalmente stimolante e intellettualmente
vivace; partecipa agli spettacoli teatrali di famiglia,
frequenta "la Scala" ed il grande teatro di
prosa dell'epoca. Assiste alle interpretazioni di Eleonora
Duse e Memo Benassi, ne "La donna del mare"
di Ibsen, ritratti in altre foto, e alle performances
di Ruggero Ruggeri, Antonio Gandusio e Tatiana Pavlova,
pure essi nelle foto della sezione. Anche la letteratura
e una sua grande passione; passa notti intere a leggere,
specie i classici, sia italiani che europei e statunitensi.
Ma la sua irrequietezza e la sua ribellione alle regole
codificate non gli consentono di finire gli studi. Perciò
parte militare, diventa sottufficiale presso il Reggimento
Savoia Cavalleria e comincia ad interessarsi di cavalli.
Altre foto della sezione si riferiscono proprio alla
sua attivita' di allevatore, condotta con grande impegno
e professionalità, ed ai suoi cavalli.
Rimane, comunque, inalterato il suo grande interesse
per la letteratura e per il teatro, e inizia, dal 1932
in maniera assidua, la sua frequentazione degli ambienti
cultural-mondani di Parigi. Le ulteriori foto della
sezione riprendono l'esperienza parigina che costituisce
uno straordinario allargamento di orizzonti culturali
rispetto al chiuso provincialismo dell'Italia fascista
e consente a Visconti di incontrare artisti ed intellettuali
come Jean Cocteau, Boris Kochno, Andre Gide, il ballerino
Serge Lifar, il commediografo Bernstein, il musicista
Kurt Weill, mecenati come la viscontessa Marie-Laure
de Noailles e il visconte Charles de Noailles e infine
Marlene Dietrich e Coco Chanel. Proprio grazie a Coco
conosce il grande regista Renoir con cui inizia una
collaborazione non secondaria per "Un partie de
campagne", partecipando anche ad altri film, "Toni",
"Les bas-fonds" e "La grande illusion".
Insieme con il regista francese Visconti entra in contatto
con la sinistra artistica parigina che stava vivendo
l'esperienza del Fronte Popolare nel momento in cui
l'Italia fascista invadeva l'Etiopia. Al di là
dell'influenza politica e ideologica del gruppo di Renoir,
da taluni negata e da altri evidenziata, sono comunque
immediatamente visibili l'influenza del "realismo"
di Renoir e l'importanza dell'esperienza di costumista,
sempre con Renoir, nella messinscena dei primi lavori
teatrali di Visconti, "Carità mondana"
di Giannino Antona Traversi, "Il dolce Aloe"
di J. Mallory, entrambi del 1936, ed "Il viaggio"
di Bernstein del 1938 (di cui sono presenti nella sezione
alcune foto). E Renoir lo chiama nell'estate del 1939
a collaborare con lui nella sceneggiatura e nella regia
del film "Tosca" da girare in Italia, cui
si riferiscono altre fotografie della sezione. Il film
esce nel gennaio del 1941 e consente a Visconti di essere
conosciuto negli ambienti cinematografici. Sono poste
le basi per la collaborazione con il gruppo "Cinema"
e per la realizzazione del film "Ossessione",
temi a cui e dedicato l'ultimo gruppo di fotografie.
La frequentazione assidua di intellettuali di sinistra
come De Santis, i fratelli Puccini, Ingrao, Alicata,
collaboratori della rivista "Cinema", le discussioni
ideologiche e politiche, la semiclandestinita di Ingrao
e di Alicata, la posizione della rivista che propugnava
un cinema "realistico", in contrapposizione
alla finzione del cinema nazionale dominante, sollecitano
Visconti verso un discorso non piu solo estetico, ma
politico.
"Ossessione", nelle intenzioni del gruppo
di "Cinema", avrebbe dovuto essere il manifesto
del nuovo cinema antifascista e il modello di cinema
rivoluzionario finalizzato all'acquisizione di una coscienza
politica. Ma, una volta realizzato, il film fu diverso
da quello ipotizzato dal gruppo di "Cinema".
Tuttavia, nonostante i riferimenti ideologici e politici
sembrino quasi inesistenti, "Ossessione",
come scrive Micciché, fu "una clamorosa
opera di rottura per il suo esclusivo fondarsi su sanguigne
passioni e per l'inedita sua proposta di un paesaggio
non armoniosamente riposante". "È il
realismo di Visconti - scrive Rondolino - che non si
ferma alla semplice osservazione della realta, ma da
un lato la costruisce secondo un preciso progetto formale,
dall'altro la rappresenta con i mezzi propri di un cinema
e di un teatro d'attore e d'ambiente, cioe basato sull'interdipendenza
di recitazione e di scenografia ... È questo
realismo che fu giudicato allora ideologicamente antifascista".
II film fu boicottato ovunque, venne ritirato dalla
circolazione d'autorita a Bologna e a Ferrara; a Milano,
Torino e Firenze uscì nell'autunno-inverno del
1943-44, a Roma solo nell'aprile del 1945. La stampa
in generale stroncò il film accusandolo di immoralità
e pochezza letteraria. Era un capolavoro. Elio Testoni
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