GRAMSCI UN PROTAGONISTA DEL NOSTRO TEMPO
bologna 29 agosto | 20 settembre 1987
festa nazionale de l'Unità
a cura di Giuseppe Fiori e Antonio A. Santucci
Mostra organizzata in collaborazione con il Partito Comunista Italiano in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Antonio Gramsci.

La mostra
Nel cinquantesimo anniversario della morte la Festa Nazionale de l'Unità, dedicata a Gramsci, ha organizzato, in collaborazione con la Fondazione, una mostra sulla figura di Gramsci come protagonista della storia italiana.
Curata nei testi da Giuseppe Fiori e Antonio A. Santucci e nel progetto grafico da Luciano Prati e Gianni Trozzi, la mostra, composta da pannelli che contengono oltre a una cronologia e a una
biografia di Gramsci è arricchita anche una galleria fotografica e da oggetti appartenuti a Gramsci che la completano rendendola maggiormente suggestiva.
Il settore nazionale delle feste de l'Unità a curato un catalogo dal titolo Gramsci un protagonista del nostro tempo contenente i testi e le immagini della mostra oltre all'intervento di Alessandro Natta, Segretario del Pci, al convegno della Fondazione Istituto Gramsci Morale e politica in Gramsci (Roma 24-26 giugno 1987)

il catalogo
La Festa Nazionale de l'Unità 1987 è dedicata a Gramsci. Pensiamo che la scelta e il lavoro che presentiamo in questa festa abbiano la possibilità reale di favorire anche in Italia una conoscenza rinnovata ed ampia del pensiero e del contributo che Antonio Gramsci ha dato a questo paese. Abbiamo deciso di usare esplicitamente la capacità di amplificazione e lo stesso numero di partecipanti alla festa nazionale per dire ad alta voce e al maggior numero di visitatori possibili che Gramsci è un grande italiano, un teorico e un martire (se la parola non suona retorica nel 1987) dell'autonomia, dell'indipendenza di giudizio, dell'unità nazionale. Antonio Gramsci è indubitabilmente il massimo esponente della sinistra italiana di questo secolo ed è in questo senso del tutto conseguente che le forze che alla sinistra si richiamano e in primo luogo il Pci lo ricordino a cinquant'anni dalla morte. Ma fin qui siamo nell'ordinario.
Il tentativo che tentiamo qui è quello di stimolare una ricerca tesa ad articolare le analisi del Gramsci protagonista della storia italiana, fonte primaria del riscatto nazionale.
Per poter perseguire questo obiettivo era anzitutto necessario evitare di santificare Gramsci, di allinearlo in una galleria di padri della patria, in una sorta di viale degli uomini illustri che comprende tutti e tutti unifica annullandone le specificità.
Superando in questo anche una certa logica celebratoria per cui si individuava in Gramsci e in altri (da Buozzi a Don Minzoni) quasi i capifila delle grandi componenti nazionali senza precisare, distinguere, indicare con chiarezza la differenza grandissima di personalità, di ruolo e anche di statura. A ognuno il suo, che è poi l'unica maniera per unificare davvero, partendo dalle distinzioni e dai caratteri. Gramsci è importante non solo come simbolo della capacità e della volontà di resistenza della classe operaia e della gente umile all'oppressione e all'abbruttimento. Il suo contributo principale è nell'aver indicato, nel metodo e nei contenuti, il cammino per il completamento di quella rivoluzione italiana avviata nel secolo scorso e che la borghesia nazionale, la corona, agrari e industriali di questo paese, non avevano saputo e voluto proseguire per pavidità, interessi di parte, ristrettezza mentale. Con questo contributo insomma si vuole mettere in evidenza una intuizione centrale di Gramsci: la funzione della cultura nella formazione della coscienza nazionale.
La capacità di Gramsci di rendersene conto e del Pci, attraverso Togliatti, di esserne l'assertore e l'interprete nell'Italia rinata alla modernità dopo la lotta di liberazione, sono alla base della "anomalia" italiana e (e questo più conta) delle speranze future dell'Italia.
Il Pci compie un'opera di sprovincializzazione e di collocazione internazionale della tradizione italiana. Paradossalmente è proprio quel vizio di origine che gli viene rimproverato (essere prima che italiano, internazionalista) a dargli lo strumento per superare il carattere negativo del cosmopolitismo e volgerlo dialetticamente nel suo contrario.
Presentazione del catalogo della mostra di Vittorio Campione
 
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